L’Ascolto del testimone di giustizia

E’ calato da poco il silenzio sull’ultima protesta di un testimone di giustizia, che, per giorni, ha sostato davanti al Viminale per essere ascoltato, per fare un importante passo in avanti sulla tutela della sua persona. Una battaglia a morsi, reali , di fame, con un digiuno prolungato, rischioso per la salute dell’uomo, che, con soddisfazione, alla fine è stato ascoltato e ha ottenuto l’aiuto promesso.
Se un uomo denuncia un reato e chi lo ha commesso, portandone le prove, dichiarandosi disposto a testimoniare può diventare, per legge e situazione critica, un soggetto da tutelare, soprattutto quando la testimonianza e le prove sono portate contro soggetti collusi o vicini alla mafia (camorra, cosa nostra, ‘ndrangheta, corona unita…) o facenti parte in modo stabile dell’organizzazione. Sono sicuramente uomini o donne che rischiano la loro vita, persone contro le quali le minacce di morte non saranno semplici intimidazioni ma promesse che qualcuno cercherà di mantenere. Prima o poi.
Ne nasce inizialmente la necessità di una scorta e ne deriva, in alcuni casi, la predisposizione di un sistema che permetta agli interessati di assumere una nuova identità, di avere un nuovo lavoro. Vi immaginate un testimone di giustizia, sotto minaccia di morte, che continua in una routine di lavoro con orari facilmente individuabili, vivendo in luogo conosciuto o conoscibile, quanto possa vivere serenamente?
Esiste la legge, aggiornata e resa attuativa con disposizione n°6 del 2018, ed esistono anche strumenti predisposti alla tutela sia dei testimoni di giustizia che dei collaboratori (i cosiddetti pentiti, fuoriusciti volontariamente da organizzazioni criminali) ma sembrerebbe ancora mancare qualcosa in questo sistema. L’ASCOLTO.
L’ascolto di chi vive una realtà di fuga, di preoccupazione quotidiana, di chi all’improvviso perde tutto, compresa la possibilità di assistenza medica in sicurezza. Perché? Se dovete registrarvi presso un pronto soccorso, per un ricovero ospedaliero, dovete dire chi siete. Per chi ha necessità di nascondere, sin da subito, la propria identità, un banale controllo ospedaliero può diventare un problema. Per questo occorre essere veloci, perché un mese, un anno, possono essere lunghissimi per chi è sotto la mira di qualche criminale.
Chi collabora con la propria testimonianza per rendere migliore la nostra società, per eliminare quella rete di corruzione e collusioni che intrappolano il vivere civile, dovrebbe avere diritto ad un immediato riconoscimento, dovrebbe essere ascoltato quando manifesta le difficoltà in cui si dibatte. L’ASCOLTO dovrebbe essere qualcosa di scontato, di immediato accesso, come anche il rimediare alle eventuali carenze.
ASCOLTARE chi vive nel quotidiano una condizione particolare e ne incontra le difficoltà potrebbe servire a rendere il sistema di protezione più agile. Non sono moltissimi i testimoni di giustizia ma molti potrebbero essere se chiunque di noi potesse contare su un sistema forte di tutela. Chi vive questa condizione da anni lamenta il poco interesse per le difficoltà della propria condizione. Probabilmente non abbiamo ancora saputo sfruttare a pieno questa importantissima risorsa e forse la legge è giovane e necessita di rodaggio ma, dietro l’ombra, si celano potenziali importanti rivelazioni di gente che teme le conseguenze del testimoniare in un processo. Dare certezze in questo senso significa dare una possibilità di miglioramento al nostro sistema sociale. E serenità a chi già ha reso questo importante servizio. Ascoltiamoli, non solo in sede processuale. Lo meritano.

di Patrizia Vindigni

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