Le Donne e la Chiesa, neanche dall’ultimo banco. Le dimissioni in massa della redazione Scaraffia

Sono passati più di quaranta giorni e non è cambiato niente, non ci sono novità sulla Sezione “Donne Chiesa Mondo” de ”L’Osservatore Romano-on line”, dopo le dimissioni in massa della redazione Scaraffia.
Sotto la voce “giornale” compare ancora la descrizione della Sezione, ma in essa non si trova altro che l’ultimo lavoro della redazione dimissionaria, con la lettera con cui viene annunciata la rinuncia alla continuazione del lavoro nella sezione.
La motivazione la riporto testualmente: “Gettiamo la spugna perché ci sentiamo circondate da un clima di sfiducia e di delegittimazione progressiva, da uno sguardo in cui non avvertiamo stima e credito per continuare la nostra collaborazione”.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la critica comparsa sull’Osservatore cartaceo, a firma Monica Mondo, sull’eccessivo spazio dedicato ad un film che documentava abusi sessuali e di potere commessi da alcuni ecclesiastici (sacerdoti ed anche vescovi) nei confronti di suore. Quella critica è stata difesa dal nuovo Direttore del giornale, Andrea Monda, un professore di religione nei licei, che è stato chiamato a sostituire, senza particolari spiegazioni, Giovanni Maria Vian, professore di Patristica all’Università La Sapienza di Roma.
Sul nuovo direttore, una stranezza è stata notata. Con una lettera dell’8 maggio ha commentato l’attenzione commossa di papa Francesco in commemorazione della uccisione di Aldo Moro. Ma anzichè ricordare il dolore e l’intervento di Paolo VI° per il suo amico: “Uomini delle brigate rosse” … ha invece titolato l’intervento con il ricordo e la preghiera, un anno dopo, di Giovanni Paolo II°.

Certamente qualcosa si è verificato, nelle sotterranee linee di potere della Curia Romana, a motivare la sostituzione. E ci sarà modo di vederne la portata.

Ma era evidente che, a prescindere, prima o poi qualcosa del genere potesse avvenire, nei confronti della Sezione “Donne, Chiesa, Mondo”. Perché la “istituzione” chiesa cattolica non poteva accettare una iniziativa che portava le donne cattoliche consacrate e laiche a proporsi e a confrontarsi, senza tutele, in un laboratorio indipendente.
E Lucetta Scaraffia, che già si era espressa al riguardo con il libro: “Dall’ultimo banco” ha ritenuto che neppure da lì le donne potessero farsi sentire.

Ci sono sicuramente diverse letture, sul ruolo delle donne nelle chiese cristiane. Nelle chiese orientali, ci sono le donne diacono. Nelle chiese della Riforma (non mi piace definirle “protestanti”) ci sono donne sacerdoti ed anche di rango vescovile. E nella chiesa cattolica romana, due anni orsono, fu istituita una commissione sul tema del diaconato femminile.
E al riguardo voglio riportare le parole di Francesco durante il volo recente in Bulgaria:
“Alcuni dicono: c’è il dubbio, andiamo avanti a studiare. Io non ho paura dello studio, ma fino a questo momento non va. Ognuno dei membri della Commissione sta studiando secondo la sua tesi. Questo è buono. Varietas delectat.” Del resto, la posizione di Francesco,al riguardo, è molto prudente.
Anzi, sul tema si è espresso frenando sull’ipotesi dell’ordinazione diaconale delle donne ricordando che non si può andare oltre la rivelazione e l’esplicitazione dogmatica.
Ma Francesco sa però che la chiesa deve affrontare la presenza della donna nella società moderna e quindi anche il suo ruolo nella comunità cristiana.. È finito il tempo mosaico della donna d’altri (da non desiderare) come la roba d’altri.
Ecco le sue parole: “ Io soffro, dico la verità, quando vedo nella Chiesa o in alcune organizzazioni, che il ruolo di servizio – che tutti noi abbiamo e dobbiamo avere – il ruolo di servizio della donna scivola verso un ruolo di servitù”.
Come quando – più volte – ha chiesto e si è chiesto quale presenza ha la donna nella Chiesa.
O quando ha ricordato: <<Maria era più importante degli apostoli, dei vescovi e dei sacerdoti. La donna nella chiesa è importante. Come? Questo dobbiamo provare a spiegarlo meglio. Come introdurre nella Chiesa questo pezzo essenziale? Credo che abbiamo bisogno di una teologia profonda della donna>>.
E, se sul diaconato femminile c’è prudenza, da parte del pontefice, sul ruolo della donna nella chiesa c’è invece determinazione. Serve una “teologia profonda” e cioè un ripensamento totale sulla sua presenza nella comunità cristiana.
Ma papa Francesco è non è il solo protagonista, su queste tematiche. A fronte c’è la “istituzione chiesa” lenta a capire, spesso ostile a cambiamenti… E intanto, su questa lettura del ruolo delle donne nella chiesa, vorrei ricordare la posizione, che mi pare molto valida, di Lucetta Scaraffia nella sua lettera di addio: <<Non è necessaria una rivoluzione per dare alle donne il posto che meritano nella Chiesa, non è indispensabile concedere loro il sacerdozio, e neppure il tanto sospirato, ma al tempo stesso temuto, diaconato. Bastano infatti un po’ di coraggio e la capacità profetica di guardare al futuro con occhi positivi, accettando cambiamenti che spesso sono già iscritti nell’ordine delle cose.>>

Il card. Martini ebbe a dire che la chiesa era indietro di duecento anni rispetto alla società . Con Papa Francesco, forse centocinquanta sono stati recuperati. Ma ne mancano altri cinquanta. I più difficili, perché la chiesa deve affrontare il suo “machismo” nella formazione dei preti e nel loro comportamento.
Anni difficili, certamente. Ma da un punto d’osservazione esterno, da laico, mi piacerebbe che passassero presto, questi cinquanta anni.

di Carlo Faloci