La libertà di scegliere di ogni donna

Qualche anno fa, tanti anni fa in verità, capitava di sentire dire a uomini nati nei primi decenni del ‘900 che le donne, che cominciavano a fare presenti le loro idee, la loro voglia di vivere pienamente nella società, meglio avrebbero fatto a starsene in casa, “a fare la calzetta”. E se anche questa frase oggi ha un po’ perso di significato, sta tornando di moda, tra alcuni illuminati da un nuovo oscurantismo, l’idea che il posto giusto per tutte le donne è in casa, a partorire figli, senza nessuna aspirazione, idea o interesse per altro che non sia la vita vissuta dentro il nucleo familiare.
Un’espressione indisponente, fastidiosa, che fa sentire e vivere la famiglia come una trappola, piuttosto che come un nido, un rifugio, un luogo sereno al quale tornare.

In un’intervista rilasciata a Report dall’oligarca russo Malofeev la parte oscurantista del mondo patriarcale ha trovato una nuova voce, non dissimile da quella di alcuni nostri politici. Il ricchissimo Konstantin Malofeev ha, infatti, dichiarato che sono gli uomini che devono lavorare e portare i soldi a casa, mentre le donne devono starsene a casa, a procreare.

Non ci sarebbe nulla da contestare se questa fosse la scelta di una donna che, trovato un uomo con il quale ha un rapporto sereno, decide di stare a casa e di non lavorare, facendosi carico l’uomo del suo mantenimento. Se è la sua LIBERA scelta.

E’ tutto sbagliato, fastidioso, doloroso, se invece i termini del ragionamento sono dati dall’idea della giusta destinazione, per sfortunata sorte, per naturale inclinazione (??) di un essere dotato di intelligenza e capacità di autodeterminazione a un ruolo ristretto e senza possibilità di cambiamenti.
La donna sia solo madre e moglie. E baci le mani di quell’uomo che, presala in sposa, l’ha tolta da una casa per farla schiava in un’altra.

Perché se non puoi scegliere, per quanto dorata sia la gabbia, sei una schiava.
Perché il problema non nasce quando, in piena libertà di opinione e scelta, una donna, in comune accordo con il suo uomo, decide di ripartirsi le fatiche di una convivenza, preferendo per sé quelle della casalinga.

Il problema nasce quando, nel costume della collettività, a una donna si riconosce valore ed esistenza solo nella realizzazione della procreazione, nella preparazione di un pranzetto succulento per lo stanco maschio che la mantiene, al quale dovrà sottomettersi, per ottenere un mantenimento a vita.
E pazienza se poi esiste anche un lui che la tradisce, la picchia, la tratta come una cosa su cui sfogare i suoi istinti. E lei non può liberarsene perchè manca di libertà sociale ed economica. La donna deve subire perché lui fa già tutto il suo dovere dandole da mangiare e vestendola. Che altro può desiderare di più dalla propria, unica, vita? Perché una donna dovrebbe aspirare a studiare, apprendere, votare, scegliere, decidere, amare… è sufficiente che sia l’uomo a occuparsi di tutto . La donna non può fare altro che essergliene grata. Riconoscimento gentile e naturale se proveniente da un essere libero.

Un enorme passo indietro, questa impostazione dei rapporti, per tutto l’universo femminile.
Donne … non fatevi confondere.

Quando vi indicano la bellezza della famiglia, dell’avere dei figli, la dolcezza di un uomo che vi ama fino all’ultimo dei vostri giorni, sorridete e annuite. Perché è davvero bello costruire un felice nucleo familiare e negarlo non avrebbe senso. Ricordatevi, però, che lo potete realizzare anche studiando, lavorando, restando indipendenti economicamente, prendendovi cura della vostra anima e nutrendo il vostro cervello, mantenendo intatta la possibilità di scegliere di non fare figli, di non sposarvi, di non farvi mantenere da nessuno, costruendovi la vostra felicità, infelicità, esperienza, gioia e dolore in totale felice autonomia. Una mente libera non è mai contro la costruzione di una relazione o la felicità di una famiglia.
Difendete la vostra libertà, quella raggiunta e quella da raggiungere. Perché l’oscurantismo è sempre in agguato, in uomini potenti e deboli, e, a volte, per ignoranza o ignavia, in alcune donne. Difendete la vostra libertà di scegliere come vivere senza farvi allettare da vie apparentemente e falsamente comode. Dipendere significa doversi accontentare. E se alcune è questo che vogliono, lo facciano pure, ma senza pretendere di chiudere l’universo, ricco e sfaccettato, brillante e gradevole, delle donne, in un unico destino.

di Patrizia Vindigni

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