Pubblica felicità o logica del noi.

“Pubblica felicità o Logica del noi” mi piace pensarlo come il nome di una rubrica flash di Stampa Critica che metta al centro della riflessione il Bene Comune. Il cardinale Bassetti in un invito alle forze politiche ha ricordato la Dottrina sociale della Chiesa sottolineando che esiste una amicizia naturale tra l’Italia e il Bene Comune.

Questa amicizia naturale c’è davvero, siamo la patria di Tommaso d’Aquino e siamo la terra della tradizione legata alla “Pubblica Felicità”, il nome che l’economia moderna prese in Italia nel Settecento. Negli USA al primo posto c’è il diritto individuale alla Ricerca della felicità, infatti il profitto sopra ogni cosa è il dio che guida le azioni, anche scellerate, degli americani. Noi italiani, abbiamo messo al centro del programma della modernità la “natura pubblica della felicità”.

In questa espressione ci sono tante cose preziose, c’è la fratellanza, c’è l’uguaglianza e c’è la libertà. La prima cosa preziosa è che la nostra felicità è un qualcosa di pubblico, di condiviso, ricordate gli slogan del ’68, il privato è pubblico. Si il privato è pubblico in quanto implica una ricerca collettiva della felicità che travalichi l’individualismo che rende egoisti ed elimina la fratellanza come stile di vita. Quando si incrina la connivenza civile, quando viene minacciata la pace o quando c’è la guerra e la fame, anche le ordinarie private individuali

 felicità di ciascuno di noi entrano in crisi. Oggi la maggior parte dei beni dai quali dipende la felicità individuale sono Beni Pubblici e Beni Comuni: lavoro, clima, ambiente, pace, fratellanza, accoglienza, amore, e molto meno da macchina, tv, divano, telefonino, vestiti griffati e quant’altro la pubblicità ci vende come surrogato della felicità. Ciò che chiamiamo felicità dipende, quindi, poco da noi e moltissimo dagli altri. E ritorniamo al concetto di fratellanza.

Il bene comune, come la felicità pubblica, si raggiunge con la redistribuzione equa e l’utilizzo equo delle risorse, naturali ed economiche. Per condividere un bene comune finalizzato alla felicità pubblica, tra le persone deve scattare una logica diversa che qualcuno chiama la “ logica del noi” o più semplicemente fratellanza, così da far diventare quel bene di nessuno un bene di tutti.

di Claudio Caldarelli