La proprietà privata, la Chiesa, il Papa
“C’è un problema di oggettività su Papa Francesco? Sembra proprio di sì. Per valutare può essere utile considerare che, sulla base di alcune anticipazioni, si è scritto e detto che il Papa, nel suo ultimo libro, Ritorniamo a sognare, si dice vicino ai popoli perseguitati a cui pensa riferendosi ai Rohigya, agli Yazidi, agli Uiguri, ma non ai cristiani perseguitati. Ora però il libro è uscito e, visto che nella stessa frase il Papa parla anche dei cristiani uccisi da attentati mentre pregano in Egitto e in Pakistan, viene da chiedersi come mai non si sia dato conto della realtà dei fatti, diversa dalle suddette illazioni”. Così scrive su il fatto quotidiano Riccardo Cristiano, mettendo in luce la distorta informazione dei media sulla dottrina di Francesco. C’è un tentativo in atto di gettare discredito e male informare sulle cose che dice il Papa. Si è contemporaneamente detto che questo sarebbe un Papa comunista, perché mette in discussione la proprietà privata. Anche qui un dato c’è, visto che Bergoglio nell’Enciclica Fratelli tutti ha scritto: “ Nei primi secoli della fede cristiana, diversi sapienti hanno sviluppato un senso universale nella loro riflessione sulla destinazione comune dei beni creati…il diritto alla proprietà privata si può considerare solo come un diritto naturale secondario è derivato dal principio della destinazione universale dei beni creati, e ciò ha conseguenze molto concrete, che devono riflettersi sul funzionamento della società. Accade però frequentemente che i diritti secondari si pongono al di sopra di quelli prioritari e originari, privandoli di rilevanza pratica”. Papa Francesco giustamente scrive che la proprietà privata non è un diritto inalienabile se genera disuguaglianza. Ma non è una novità, anche gli altri pontificati, soprattutto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI avevano ribadito il diritto universale dei beni creati e che la proprietà privata, acquisita o ricevuta in giusto modo, non elimina l’originaria donazione della terra all’insieme dell’umanità.
Grandi Papi quindi hanno ribadito che la destinazione universale dei beni rimane primaria. L’uomo, usando dei beni creati, deve considerare le cose esteriori che legittimamente possiede, non solo come proprie, ma anche e soprattutto come beni comuni, nel senso che non possono giocare unicamente a lui, ma anche agli altri (Conc. Ecum. Vat. II Gaudium et spes). Se questo è il Catechismo, degli ultimi papati, come può accadere che questo Papa venga presentato come un sovvertitore della dottrina? La spiegazione che viene in mente è che Papa Francesco è portatore di un modo di comunicare il sociale con dosi diverse rispetto al sessuale. Non più nove esternazioni di etica sessuale e una di dottrina sociale, ma ha invertito le percentuali. Nove esternazioni di dottrina sociale e una di etica sessuale. Per questo moltissimi “devoti e praticanti” che vanno in Chiesa la domenica, sono costretti a sentire ciò che non vorrebbero.
Perché è più facile essere bigotti e condannare i peccati etici degli altri che dividere e condividere i propri averi. Ma Bergoglio ci insegna che un buon Cattolico è colui che accoglie e spezza il pane con tutti i suoi fratelli poveri che fuggono e vengono da noi.
di Claudio Caldarelli