Roma tra storia ed arte è perennemente in contrasto tra presente e passato.

La testimonianza di questo la possiamo vedere nel Quartiere Africano. A qualche passo dalla trafficatissima viale Libia c’è un esempio di architettura funeraria dell’Antica Roma. Le rovine di una sepoltura sono sacrificate alle lamiere delle automobili parcheggiate e circolanti tutt’intorno e nascoste dai moderni palazzi. Cosa direbbe Aelius Callistion il liberto dell’imperatore Adriano se potesse vedere come si ritrova il suo sepolcro. Sepolcro situato in piazza San Callisto e noto ai romani di oggi come la “sedia del diavolo”.

Aelius Callistion era un liberto, i liberti erano coloro che erano stati resi liberi dalla condizione di schiavitù ma con una capacità giuridica limitata rispetto al nato libero. Augusto aveva stabilito che non si potevano liberare per testamento più di cento schiavi. Ma la benevolenza di alcuni padroni faceva oltrepassare quella cifra imposta. Quindi Aelius Callistion poteva da uomo libero costruirsi un sepolcro per farsi tumulare quando la morte lo avrebbe rapito. La struttura in laterizio e del tipo cosiddetto a “tempio” e particolarmente interessante dal punto di vista dello stile, essa si sviluppa su due piani, un piano inferiore semi sommerso e uno superiore accessibile tramite una scala ricavata sotto il podio. Il sepolcro è databile alla metà del II sec. d. C..

Aelius Callistion prima schiavo e poi liberto dell’imperatore Publio Elio Traiano Adriano più noto come Adriano visse quel periodo dell’impero romano. Adriano era un ammiratore della cultura greca, valorizzo le provincie e da uomo attento a migliorare le condizioni dei militari fece costruire in Britannia un vallo fortificato conosciuto come il Vallo di Adriano. Quindi alla strategia delle conquiste affiancò anche la strategia del consolidamento e difesa dei confini.

Adriano era un imperatore che amava le bellezze fece erigere molti edifici pubblici e fece costruire per se fuori l’urbe, vicino l’odierna Tivoli la sua villa, Villa Adriana nonché il suo mausoleo nella città di Roma la Mole Adriana, oggi diventata Castel S. Angelo.

Ecco Aelius Callistion ha vissuto in quel periodo, per cui è comprensibile la sua volontà di dimorare le sue spoglie terrene in un sepolcro sontuoso. Nei secoli i crolli hanno fatto assumere al sepolcro una forma attuale come un’imponente sedia con braccioli e schienale.

Ma perché sdia del diavolo? Sono molti i racconti che accostano questo edificio funebre a leggende popolari. Spesso vi trovavano dimora i pastori che accendendovi fuochi di bivacco creavano luci e ombre sinistre che nell’oscurità ricordavano a figure demoniche. Nel medioevo invece la credenza popolare attribuiva al rudere la forma di un trono utilizzata da satana. Secondo altri racconti popolari l’edificio veniva usato da seguaci del diavolo per riti esoterici e propiziatori svolti tra banchetti e orge.

Dicerie popolari? Leggende? Chissà, fatto sta che questo edificio funebre è sempre stato circondato da mistero e magia al punto di conferirgli il dono della preveggenza e cura.

Oggi è attorniato dai palazzi che affacciano su piazza San Callisto, circondato dalle lamiere delle automobili ma a dispetto della modernità continua ad affascinare per la sua forma e i suoi misteri riuscendo a rapire l’immaginario dei turisti portandoli dietro nei secoli fino all’epoca dell’imperatore Adriano e del suo ex schiavo, il liberto Aelius Callistion.

di Tommasina Guadagnuolo