Pierangelo Tieri: l’incisione stessa dell’esistenza

L’incisione, coincide da sempre, con lo spirito di una civiltà. È un mondo reso visibile dal bulino, dalla punta della sgorbia o da qualsiasi altro attrezzo che l’artista si costruisce. Una lastra che apre al mondo ciò che non vediamo, reso visibile dalla bravura e soprattutto dalla visione interiore del maestro. Pierangelo Tieri, l’ho conosciuto a Coreno Ausonio, in occasione della premiazione del concorso di poesia sul tema della “Costituzione”. Lui ha ideato la copertina del libro. Pierangelo è un artista dallo sguardo profondo, entra dentro le cose per poi trasformarle in percorsi interiori e poi  introspettivi, esplora il volto umano e in definitiva l’anima della persona. Riesce ad esteriorizzare la percezione della pupilla sulle xilografie in cui la solitudine delle città o dei viali è malinconia pura, trasformandole in qualcosa che si espande e prende luce, ancorché invisibile. La ragione dell’ invisibile che cede l’emozione al paesaggio-stato d’animo, che riassume con chiarezza l’essenza di un percorso dalle infinite sfumature.

Pierangelo Tieri un artista che incide la poesia delle sue visioni, su materiali difficili da trattare, con tecnica e maestria, tratteggia luoghi senza anima dotandoli della sua anima, in cui si riflette il battito del suo cuore, all’unisono con il battito di colei che guarda le sue opere. Una fusione di insiemi, espressioni di “scavi” nella materia ostile, resa docile dal suo sentire prima ancora del vedere. Una rivoluzionaria modernità contemporanea tracciata su linee malinconicamente poetiche che rimandano alle armonie, capaci di far risplendere la luce, in ogni tratteggio inciso, della composizione. Una visione a volte molteplice, a volte univoca, ma sempre intensamente emozionante, che ti spinge a cercare tra le “righe” il suo sentire, frammentato e ricompattato, da una anima dilaniata da emozioni che lo spingono  ad utilizzare note di colore a incendiare il crepuscolo con gesto fulminante verso la visione naturale del futuro. In queste incisioni la bellezza è qui, è dentro i solchi dell’ aratura, e ci sarà sempre, in divenire. Ogni volta una scoperta, un particolare, un segno del visibile che espande la bellezza dentro la forzatura della profondità, ricca di quesiti insoluti, in forma simbolica, gonfia di significato, assumendo un compito straordinario da aprire un varco sulla nostra infelicità.

“ Sono corpo del tempo/ svuotato, ma non di tormento/ veglio su quel che brucia/

Sei sogno, arte, magia/ sei ispirazione/ e il tuo pianto bianco/ è come il mio tremito”.

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