GKN, uno scontro di classe

La vertenza operaia contro i licenziamenti alla GKN di Campi Bisenzio, è uno degli episodi più significativi di lotta di classe degli ultimi decenni. Il cuore del conflitto alla Gkn, è la decisione della dirigenza dell’impresa di licenzia più di 400 lavoratrici e lavoratori e delocalizzare le attività della fabbrica, anche se è efficiente e produttiva. Un classico caso di “fuga del capitale” verso paradisi fiscali dove a parità di investimento il profitto è maggiore. Il profitto è maggiore perché in quei Paesi è più basso il costo del lavoro e i diritti dei lavoratori sono pressoché inesistenti. Sono scelte di ordinaria iniquità che creano ulteriore disuguaglianza. Tutto questo avviene in assenza di una giurisprudenza adeguata che tenga conto dei diritti costituzionali del “diritto al lavoro” e contrasti le delocalizzazioni, mettendo fine ad un mercato selvaggio dove la dignità delle lavoratrici viene calpestata. Gli effetti delle delocalizzazioni, negli ultimi 30 anni, sono state devastanti per il tessuto sociale e produttivo del nostro Paese. La delocalizzazione, infatti, la utilizzano le imprese, di fronte alle richieste di aumento salariale dei lavoratori, di miglioramento delle condizioni in fabbrica, del rispetto dei diritti, dalla maternità alla paternità.

Gli imprenditori/padroni, spostano il lavoro, ogni qualvolta le lotte operaie ottengono conquiste, eliminando alla radice la “parità” di contrapporsi, per i lavoratori, alle leggi di mercato. Eliminando la lotta di classe si elimina la possibilità di evolvere della stessa classe operaia, che si vorrebbe ridotta in schiavitù, sottopagata e senza diritti. Una delle cause della crisi nei paesi occidentali, è anche data dalle politiche di delocalizzazione che hanno tagliato ogni possibilità di miglioramento delle classi subalterne a beneficio di tutto il sistema economico, complessivamente inteso. Una delle sorgenti delle disuguaglianze attuali che aumentano le povertà delle lavoratrici e lavoratori a vantaggio del profitto è della ricchezza di pochi. Ma non solo delocalizzazione, ma il vergognoso atto di licenziare via email, rende ancor più improcrastinabile la necessità di uno strumento legislativo che ponga fine ad atti unilaterali in cui i lavoratori vengono trattati come merce da rispedire a casa senza nessun confronto sindacale. La lotta di classe esiste ancora, le grandi manifestazioni nelle piazze ci ricordano che il movimento operaio esiste, anche se ancora non c’è una politica capace di rappresentarla. Il vuoto di una sinistra che non c’è lascia orfana la classe operaia, senza più una rappresentanza forte, ma qualcosa si sta risvegliando intorno alla vicenda della GKN, che non è soltanto una questione politica-industriale. Intorno ai lavoratori dell’azienda Toscana è nato un movimento si solidarietà che ha superato i confini regionali, riempiendo le piazze in molte città. La classe operaia esiste e lotta per i suoi diritti costituzionali, questa la vera novità di questi mesi. Questo il segnale che la futura sinistra deve riprendere in mano per ricostruire un movimento di massa capace di fermare il neoliberismo e costruire una alternativa valida di economia sociale.

di Claudio Caldarelli

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