L’eruzione nell’Isola di La Palma e il Vesuvio a confronto: perchè si parla di tsunami?

Facciamo un piccolo approfondimento sull’isola di La Palma afflitta dall’eruzione e cerchiamo di rispondere alle domande che si sentono in giro in questi giorni anche relative ai mega tsunami e a tutti quei dubbi holliwoodiani: l’arcipelago Canario ricordiamolo è composto da sette isole principali che si trovano a circa 100 km dalla costa africana e si sono formate molto probabilmente da un punto caldo che ha provocato l’eruzione di materiale magmatico nella placca africana.

Anche se un punto caldo può essere considerato fisso, le placche terrestri si muovono per cui il magma che erutta va a sbucare in diversi punti e il risultato è la creazione di una serie di vulcani in fila indiana (più o meno la stessa cosa che accadde alle Hawaii).

L’isola di La Palma è la quinta isola più grande e la seconda più alta delle Canarie ed è anche la seconda isola più giovane dell’intero arcipelago; le eruzioni di questi giorni sono concentrate nella zona sud.

La forma di quest’isola, dal punto di vista geologico e vulcanologico, è divisa in due settori: il settore nord più circolare dove c’è il Taburiente (un enorme apparato vulcanico) e il settore sud (denominato Cumbre Vieja) che ha questa forma più allungata dove ci sono una serie di coni allineati, quasi in fila indiana.

Quindi nella parte nord c’è il vecchio vulcano Taburiente che ha una parte di edificio vulcanico mancante: l’accumulo di materiale sul fianco meridionale probabilmente doveva essere talmente grande che per instabilità gravitazionale si verificò un grande crollo sul fondo marino.

Da testimonianze certe sappiamo che La Palma in passato ha avuto attività eruttive nel 1585 nel 1646, 1677, 1712 e le due più recenti nel 1949 e nel 1971.

Un quesito che sicuramente incuriosisce oggi è: quanto tempo prima si è capito che stava per eruttare? La risposta è: più o meno una settimana, una decina di giorni.

Spesso infatti si parla di segnali premonitori, di tremori vulcanici, ecco con La Palma abbiamo avuto un tipico esempio di come vanno interpretati questi dati a nostra disposizione: le prime avvisaglie di un terremoto si sono verificate l’11 settembre (data ahimè già nota per altre catastrofi!) attorno alle 03:18, quindi di notte. Si trattava di scosse con una bassa magnitudo, non così rare ma ovviamente da osservare in un’isola vulcanica come questa…

In questa circostanza però, si è verificata una anomalia: rispetto alle altre volte non hanno smesso, hanno continuato ad aumentare di frequenza e di intensità e nel giro di una settimana si è passati da una magnitudo 2 a picchi di 3.8 e complessivamente dall’ 11 al 19 settembre si sono verificate 6600 scosse, c’è stata anche una evidente deformazione del suolo con un  sollevamento, legato alla risalita di magma dal sottosuolo, che è passata in pochi giorni da due a 15 cm.

Che tipo di eruzione è quella di La Palma? è un’eruzione di tipo stromboliano. Un’eruzione viene definita stromboliana quando interessa più buche: cioè il magma non fuorisce da un singolo cono bensì da varie fessure.

Perché si parla di tsunami? Lo scenario pittoresco del mega tsunami che si legge sui giornali in questi giorni è legato allo scalpore che ne deriva per la diffusione di una simile notizia, perché il giornalista ha bisogno di truccare, abbellire la notizia, impacchettarla…

Si parla di tsunami anche perché ci sono evidenze passate, nell’archivio geologico, di collassi come quello avvenuto sulla costa del vulcano Taburiente: chiaramente se un collasso del genere  avvenisse in un unico singolo evento, cadendo in mare, potrebbe spostare una quantità d’acqua talmente grande da generare uno tsunami ma queste condizioni oggi non ci sono.

Oggi non c’è una zona alta instabile che potrebbe creare un crollo gigantesco, di solito questi crolli difficilmente avvengono in un’unica botta ma sono diluiti nel tempo quindi uno tsunami ad oggi risulta piuttosto una fantasia.

Quanto durerà l’eruzione? Beh non c’è una risposta attendibile, relativamente ai tempi non lo sappiamo: giorni, settimane, qualche mese, l’unico dato che abbiamo è quella dell’eruzione precedente del 1971 che è durata circa tre settimane.

Per quanto riguarda i nostri vulcani italiani, Vesuvio, Stromboli ed Etna, si pensa spesso che siano collegati tra loro, ma non lo sono. Alcuni segnali promonitori potrebbero esserci anche per il Vesuvio, come è accaduto per La Palma, ma dobbiamo considerare che stiamo parlando di due sistemi totalmente diversi, una natura geo-vulcanica differente, però ci si auspica che proprio questi tremori del suolo ne possano dare l’allarme con anticipo…

Già l’eruzione del 1631 del Vesuvio che avvenne nel mese di dicembre fu infatti preceduta da sismi a partire dal mese di giugno, e ad agosto cominciò ad intensificarsi anche l’attività “fumarola” quindi ci si aspetta che se dovesse risvegliarsi qualcosa, lanci segnali promonitori  con almeno diverse settimane in anticipo!

di Tommasina Guadagnuolo

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