Diritti umani negati, ecco l’altro volto dell’Europa

Se da una parte si accolgono con calore i 4 milioni di profughi ucraini in fuga dal conflitto, dall’altra parte continuano i respingimenti illegali di altre persone in fuga da guerre diverse, torture e fame. Sono ormai migliaia le violazioni documentate dal Consiglio d’Europa.

Proprio mentre i respingimenti di queste persone stavano diventando sempre più visibili al mondo, ora rischiano di essere oscurati dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

È il drammatico paradosso da cui parte la «raccomandazione» di Dunja Mijatovic, dal 2018 Commissioner for Human Rights del Consiglio d’Europa, con il mandato di promuovere il rispetto dei diritti umani nei 46 Stati membri dell’organizzazione, si tratta di un documento vibrante di 64 pagine in lingua inglese, dal titolo: «Spinto oltre i limiti. Quattro aree di azioni urgenti per porre fine alle violazioni dei diritti umani ai confini d’Europa».

In diversi Stati membri del Consiglio d’Europa – denuncia il documento – «respingere rifugiati, richiedenti asilo e migranti è una politica ufficiale». Mentre in altri Stati, nonostante le smentite delle autorità nazionali, ci sono prove credibili che sia una pratica consolidata. Tale documento conferma quanto denunciato in questi anni da ong, enti umanitari e media internazionali. Sulla rotta balcanica, si contano migliaia di casi di persone intercettate sul territorio croato, portate vicino al confine, lasciate nei boschi e costrette con «l’uso di minacce e abusi a camminare oltre il confine di nuovo in Bosnia-Erzegovina».

Nell’elenco dei “respingitori”, compaiono diversi Paesi europei, come Austria, Francia, Spagna, Romania, Grecia, in una catena che allontana potenziali rifugiati e richiedenti asilo da un Paese all’altro, uomini, donne e bambini fatti rimbalzare come pacchi postali. Va detto che la pratica dei respingimenti, ripetuta e sistematica, espone le persone a forti rischi di tortura o trattamenti degradanti che ovviamente ledono la dignità umana.

Ma anche il nostro paese non è indenne. Tra maggio e dicembre 2020, l’Italia avrebbe inviato almeno 1.300 persone in Slovenia, sulla base di una procedura di riammissione informale, senza valutazioni individuali.

E ancora, secondo quanto riferito, lungo la costa adriatica, l’Italia sta ancora inviando persone in Grecia, si parla fra gennaio e metà aprile 2020, di circa 400 respingimenti. E altri sarebbero stati registrati anche dall’Italia alla Croazia e all’Albania, senza parlare della Libia.

Il punto è che i respingimenti non dovrebbero avvenire in Europa, tanto meno in questo momento in quanto alcune autorità degli Stati membri del Consiglio usano l’arrivo di persone in fuga dall’Ucraina per giustificare la continuazione dei loro respingimenti illegali di altri rifugiati, richiedenti asilo e migranti. Non ci dovrebbero essere doppi standard, perché i diritti umani valgono per tutti.

E’ opportuno e doveroso chiedere agli Stati membri che rispettino gli obblighi in materia di diritti umani, rafforzino la trasparenza dei controlli di frontiera e riconoscano i respingimenti come un problema europeo. Ai parlamentari si deve chiedere di mobilitarsi, sia come legislatori che come controllori, per opporsi a queste violazioni gravi, crudeli e contraddittorie.

di Stefania Lastoria

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