Eredità di Karol Wojtyla
Giovanni Paolo II è stato una soglia.
Con lui la Chiesa Cattolica ha consolidato il processo, già avviato dal Concilio Vaticano II,
di transizione verso un nuovo paradigma di cristianità.
In Giovanni Paolo II la Chiesa arriva alla certa consapevolezza della fine dell’intero paradigma del cristianesimo religioso, del cristianesimo di Costantino e dei Papi-Re, chiede perdono per i propri peccati, e si avvia alla lenta ma improrogabile trasformazione verso un nuovo modo di vivere il Vangelo sulla terra.
Questo il senso della Nuova Evangelizzazione, così forte nel pensiero del papa polacco, di cui lo scorso 22 ottobre si è celebrata la memoria; questo il senso da lui dato in modo così vigoroso e possente al tramontare del XX secolo e all’arrivo del nuovo millennio.
Novo Millennio Ineunte: all’Inizio del nuovo millennio, titolava una lettera apostolica fondamentale uscita nel 2001, dopo la chiusura del grande Giubileo con cui la Chiesa aveva accolto l’anno 2000. Una lettera programmatica, ancora attualissima, che condensava una quintessenza dei temi più forti del pontificato di Karol Wojtyla rilanciando la consapevolezza che, col tramonto del II millennio, si chiudeva una vecchia e superata modalità di vivere il messaggio cristiano, e che l’inizio del terzo millennio doveva rappresentare per tutta la Chiesa e l’ecumene cristiana un’occasione irrinunciabile per iniziare a costruire e incarnare un nuovo modo di essere umani e cristiani sulla Terra.
Il Cristianesimo, con Giovanni Paolo II – un uomo così permeato di spiritualità cattolica, di una grande intensità mistica, di una grande attenzione all’Uomo e alle dinamiche del suo cuore – iniziava a lasciarsi alle spalle la sua vetusta forma religiosa per tornare ad essere, come all’origine, non una religione che domina coscienze ma una spiritualità che trasforma i cuori nella libertà e nell’amore. Un processo di trasformazione avviato dal Vaticano II che il papa polacco ha consolidato e sviluppato lungo l’arco del suo quasi trentennale pontificato.
Giovanni Paolo II aveva cioè chiarissimo che la Chiesa e il Cristianesimo dovevano tornare a quelle origini così fondamentali delle prime comunità dove maturano i vangeli e dei padri della chiesa dei primi tre secoli, dove la centralità non era posta su pastori che pascolano greggi mansueti di laici-pecore, ma sulla theosis, la divinizzazione delle persone che, morte a sé stesse come individui isolati, rinascevano intessute nella comunione del Corpo Mistico di Cristo, rinate per mezzo del Battesimo, simbolo di un concreto cambiamento radicale incarnato nel concreto della vita.
Questa consapevolezza appare fortissima nelle encicliche e nei documenti del Santo papa polacco il quale, all’inizio del suo pontificato, nella sua prima enciclica, Redemptor Hominis, nel marzo del 1979, scriveva:
L’uomo non può vivere senza amore. Nel mistero della Redenzione l’uomo diviene nuovamente “espresso” e, in qualche modo, è nuovamente creato. Egli è nuovamente creato!
Giacomo Fagiolini