L’Enciclica “Laudato si” come fonte di ispirazione, intervista a Danilo Selvaggi della LIPU

silviaCogliendo l’occasione di una intervista online del 31 maggio, con il direttore generale della LIPU sull’enciclica Laudato Sì e sulle dinamiche che il documento ha avviato nel mondo ecologista, non posso che sottolineare e ringraziare l’ampia disponibilità offerta con gioia e anche il tempo che Danilo Selvaggi ha gentilmente ci ha dedicato per rispondere alle domande mie e degli altri studenti della Licenza in Ecologia Integrale della Facoltà di Filosofia della PUA.

Laureato in filosofia, interessato fin da subito agli studi rivolti alla cultura ecologica, Selvaggi ha iniziato il suo percorso professionale alla LIPU nel 1995, condividendo le proposte del mondo ambientalista per la conservazione delle specie protette ed anche per la tutela dei loro habitat, direttore generale e responsabile delle relazioni istituzionali, oggi ad esempio, si batte in una campagna di protesta contro alcune leggi a livello europeo che hanno confermato l’apertura della stagione di caccia ad alcune specie in migrazione, non considerando che essendo in fase pre-riproduttiva, se cacciate, queste specie vengono messe in condizione di non potersi riprodurre e quindi sono, a tutti gli effetti, sotto rischio di estinzione. Protestando contro le ingiustizie da parte dei vari governi e governanti e lottando per la tutela delle specie cacciate, l’associazione ha di recente inviato una lettera-diffida insieme a Enpa, Lac, Lav e WWF alle regioni italiane e al Ministero della Transizione Ecologica, affinché in fase di calendari venatori vengano rispettate le esigenze di tutela della biodiversità. L’impegno della LIPU poi si conferma come sempre soprattutto nella campagna di soccorso e riabilitazione della fauna selvatica nei Centri LIPU (non solo specie volatili ma anche volpi, tassi, istrici, pipistrelli) che con i loro comparti infermieristici, si prendono cura di circa 4000 animali ogni anno.

Con slancio ed entusiasmo, Selvaggi ci ha ricordato come, da laico, sia rimasto incredibilmente e piacevolmente sorpreso nel 2015 leggendo l’enciclica, tanto che subito scrisse un articolo sulla rivista ALI, in cui sottolineava la potenza del documento magisteriale che inaspettatamente, oltre che toccare temi religiosi, abbracciava contesti ambientali, umani, politici e sociali.  Danilo Selvaggi è convinto che Papa Francesco con quel documento, abbia toccato le coscienze di tutti ed abbia lanciato un appello urgente e importante al mondo intero e non solo ai suoi fedeli, infatti, parlando di ecologia ha sostenuto l’importanza di “casa comune” e conseguentemente l’idea di “bene comune”, ma soprattutto l’idea di integralità, di rete relazionale e di connessione di tutte le creature con il creato. Dicendo “tutto è connesso”, infatti, ha allargato la visione sistemica e suggerito la necessità di dialogo transdisciplinare, chiarendo il concetto di ambiente, di ethos (il posto in cui vivere) e di polis (il posto in cui vivere insieme ad altri) spiegando che, se ecologia significa essere parte di una rete di relazioni nell’ambito di un ambiente comune, per far parte di questa rete bisogna condividere il destino di tutto e di tutti, riconoscendo che la natura non è fatta a compartimenti stagni ed i problemi della comunità planetaria devono, per forza di cose, essere condivisi tra natura e umanità.  Proprio grazie ai temi toccati dell’enciclica, che in realtà erano temi comuni a tutte le organizzazioni ambientaliste, sono nate tantissime iniziative e collaborazioni relative ai problemi emersi, in sinergia con altre associazioni ecologiste come il WWF, Greenpeace, Legambiente, per questo anche la LIPU ha partecipato a tavoli comuni, conferenze, convegni il cui obiettivo era andare oltre i particolari oggetti di interesse delle singole associazioni. Un aspetto importante sottolineato da Danilo Selvaggi, dal suo punto di vista di laico, è quello del contributo che la spiritualità delle religioni può dare ai suoi credenti, non solo nel mondo cristiano ma anche in quello di ogni altra fede. Ecco, quindi, la grande novità del documento, ovvero il fatto che è necessario capire che l’appello del Papa si rivolge ad ognuno di noi in quanto parte di questa natura, al di là del nostro credo, nessuno escluso. Tutti dobbiamo fare del nostro meglio per sfuggire alla logica del paradigma antropocentrico, razionale e tecnocratico, che finora non ha portato buoni risultati, avvicinandoci  ad altre logiche forse meno razionali ma più in armonia con il cosmo (prendiamo esempio dall’economia circolare della natura, per esempio). Un contributo forte legato alla spiritualità come “cura delle persone” è quello che può affrontare i due mali di oggi, il primo male è la iper-razionalizzazione della realtà che schiaccia anche ambiti non prettamente razionali come, ad esempio, quello dell’estetica (dove la spiritualità conduce alla contemplazione del bello); il secondo male è l’utilitarismo ovvero quel pensiero fisso che spinge l’uomo a vedere ogni cosa nell’ottica del profitto (il senso di saccheggio e di dominio della natura). Questi aspetti vanno assolutamente rivisti e soprattutto va rivisto il rapporto tra “dominio” e “bruttezza” ovvero il voler saccheggiare la terra senza considerare che è la nostra bella casa, così come va rivisto il paradigma del dominio sostituendolo con il paradigma della custodia, aprendoci al concetto di cura e di responsabilità condivisa e comprendendo che la verità non va cercata soltanto nel campo verbale/razionale ma anche nel campo spirituale, quello dei sentimenti, della musica, della contemplazione della natura e perché no, anche nel canto degli uccelli.

di Silvia Amadio