Una domenica ecologica… ma non troppo
Ventiquattro marzo, domenica ecologica a Roma. Per contrastare l’inquinamento atmosferico, in continuo aumento, è vietata la circolazione dei veicoli maggiormente inquinanti, dalle ore 7.30 alle 12.30 e dalle 16.30 alle 20.30, all’interno di un perimetro che racchiude gran parte dei quartieri centrali e semiperiferici.
Benissimo: è il giorno giusto per una pedalata in questa meravigliosa città e per godere di un’aria più pulita. Dopo un pranzo leggero, monto in sella e mi avvio in direzione del centro storico. Il traffico lungo il percorso è scarso, ma questo è abbastanza normale di domenica nelle prime ore del pomeriggio. Quando però arrivo nei pressi delle mura aureliane, vedo lunghe code di auto ai semafori, esattamente come avviene nelle ore di punta dei giorni lavorativi. Proseguendo (manca poco alle ore 16) il traffico è sempre più caotico; piazza Venezia è una distesa di veicoli quasi immobili; l’aria è ammorbata dall’odore dei gas di scarico.
Voglio precisare che questo non è un caso eccezionale: ho osservato situazioni simili in tutte le domeniche ecologiche degli ultimi anni. Non so quali valori di concentrazione di polveri sottili e di altre sostanze nocive siano registrati dalle centraline di rilevamento, ma il mio naso mi dice che l’aria di Roma non sembra affatto migliorata.
Per inciso, risulta che l’interruzione dalle 12.30 alle 16.30 della limitazione alla circolazione è stata decisa con la motivazione che, nelle ore più calde, il maggiore irraggiamento solare favorisce la dispersione negli strati più alti dell’atmosfera delle particelle inquinanti. Questo è vero, ma è altrettanto vero che l’irraggiamento solare causa anche un aumento della formazione di ozono a partire dagli ossidi di azoto emessi dai veicoli (e da altre fonti).
D’altra parte, è evidente che il suddetto intervallo, durante il quale tutti i veicoli possono circolare liberamente (ed accedere anche alla zona a traffico limitato del centro storico, sempre aperta nei giorni festivi) determina una forte concentrazione del traffico in un tempo ristretto, con conseguenti ingorghi tali da ridurre considerevolmente, o addirittura annullare, gli effetti positivi del provvedimento. Effetti che ritengo peraltro piuttosto modesti, sia per la breve durata del divieto di circolazione, sia perché dal divieto sono esentate numerose categorie di veicoli, che rappresentano una percentuale non trascurabile rispetto al totale.
Siamo (o dovremmo essere) tutti d’accordo sulla necessità di combattere l’inquinamento atmosferico, che nuoce gravemente alla salute e anche all’ambiente, in quanto contribuisce al riscaldamento globale. Per avere però qualche risultato minimamente apprezzabile bisognerebbe, a mio avviso, vietare la circolazione di tutti i veicoli con motore termico per l’intera giornata, o quanto meno dalle 7.30 alle 20.30 (questo per agevolare chi ha un lavoro notturno e ha difficoltà a trovare mezzi pubblici adeguati).
In conclusione, le domeniche ecologiche con le regole attualmente stabilite mi sembrano assai poco efficaci: credo che siano, più che altro, uno strumento usato dai sindaci per scaricarsi delle proprie responsabilità, anche se devo dire, a loro parziale discolpa, che provvedimenti più incisivi sarebbero forse troppo impopolari.
Adolfo Pirozzi