Figli violenti

Genitori umiliati, offesi, percossi, addirittura uccisi. Una “piaga” sociale più diffusa di quanto comunemente si pensi.

Una sera Luigi sedeva sul divano a guardare la TV con i suoi figli adolescenti, Giorgia e Paolo. Luigi si accorse di non avere più le chiavi della macchina, notò ad un tratto che erano nel taschino della camicia di suo figlio. Gli chiese le chiavi, ma invano. Allungò la mano per prendergliele, ma con gesto rapido e violento, Paolo fece cadere suo padre, rendendolo senza difesa. Secondo lui che fa sport si vanta di poterlo mettere KO, tanto è fanatico e sbruffone. L’ultima volta gli aveva fatto anche una minaccia al padre. Poi il diciassettenne gli sferrò un pugno all’occhio sinistro, lacerandogli il sopracciglio. Una cosa orribile. C’era sangue dappertutto. Giorgia urlava. Vide suo padre sanguinare e fu costretta a chiamare la polizia. Luigi riuscì a rialzarsi e buttò a terra Paolo. Quando giunse la polizia, Paolo inscenò un’incredibile commedia. Disse che  quel pazzo furioso di suo padre lo aveva aggredito. Quella non era la prima volta che il ragazzo aggrediva i suoi familiari. Pensa di avere ragione sempre lui. Ha scatti d’ira per cose banali, poi se la prende con i suoi. E per Luigi arrivare in ufficio in quello stato era di volta in volta sempre più imbarazzante e difficile trovare qualche nuova storia da raccontare, ma sempre meglio che ammettere di essere stato picchiato da tuo figlio.

L’episodio appena descritto non si riferisce certo a una realtà limitata, circoscrivibile a poche famiglie. Il maltrattamento dei genitori è un problema molto diffuso di cui nessuno parla. I genitori vivono nel terrore dei propri figli. Molti nascondono la verità per paura e imbarazzo. “Mio figlio quindicenne è violento. Aiutatemi cosa posso fare -afferma Sonia- mi sento un fallimento totale, diversa, sola ed indegna. Ci sarà un modo per fermare tutto questo”. Linda, una mamma preoccupata di un ragazzo di diciannove anni: “A volte sembra che odi me e mio marito. Se la prende con il padre quando cerca di difendermi. Io blocco sempre mio marito altrimenti succede una tragedia. Non ce la faccio più, cosa posso fare? Non riesco a portarlo dallo psicoterapeuta”. Nella maggior parte dei casi si osserva che i giovani “aguzzini dei genitori” non mostrano alcun rimorso. Non sono per nulla dispiaciuti. Sono forse una generazione di incoscienti? Quando Paolo parla del pugno sferrato a suo padre, non sembra per nulla scosso. Scrolla le spalle e dice: “E’ tutta colpa sua. Mi aveva esasperato.

Uno si chiede: “Perché proprio noi? Perché proprio nella mia famiglia? Non usiamo droghe. Non siamo cattivi genitori. Abbiamo cercato di creare una famiglia dove tutti fossero d’accordo”. Per quanto uno guardi indietro non riesce a trovare una risposta precisa. Sensi di colpa, vergogna paralizzano, indeboliscono, confondono.

Le percosse ai genitori sono una delle realtà più gravi. Dalle violenze con pugni e calci ai colpi sferrati con oggetti, sino all’uso di coltelli e armi da fuoco. Considerando anche i casi di violenza minore, come schiaffi e spintoni. In un caso, un’adolescente aveva tentato di uccidere i genitori appiccando fuoco alla casa. In un’altra occasione un diciottenne, vistosi rifiutare del denaro, aveva puntato una pistola alla testa di sua madre. Neppure i genitori più anziani sono al riparo dalle aggressioni. In una famiglia un ragazzino di dodici anni ha colpito ripetutamente suo padre, che aveva già settanta anni. Le violenze sono continuate e si sono ripetute per anni. Non sono solo i più giovani a colpire i genitori. Un numero sempre crescente di genitori anziani subisce percosse per mano di figli e figlie di mezza età.

Casi simili a quelli descritti, nonostante il silenzio quasi totale della stampa,  esistono a quanto pare, anzi il fenomeno sarebbe oggi in aumento, e potrebbe essere in rapporto sia con l’incremento della violenza, sia con il diffondersi della  droga tra i giovani. Se ne parla poco. Non è semplice trovare riscontri degli avvenimenti intra-familiari nella cronaca. I genitori, lungi dal denunciare il fenomeno, sono contrari, in alcuni casi, perfino ad ammetterlo e arrivano a superare la reticenza solo di rado, nei casi più gravi. Credo che nessuno possa capire la lacerazione e l’angoscia che tutto ciò implica.

Luigi non parla delle ferite fisiche, si riferisce alla ferita del suo cuore. “Sarebbe bello se Paolo potesse stare a casa con noi, se non fosse mai successo nulla”. Ma è successo.

Prima che sia troppo tardi, chiunque si trovi a vivere il problema della “sindrome del genitore picchiato” al riparo delle pareti domestiche, potrebbe rivolgersi ai consultori familiari. Con l’aiuto di uno specialista da questa situazione si può uscire!

 

di Maria De Laurentiis

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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