Seneca alla maturità:l’indispensabile inutilità della filosofia.

” Tra la seconda prova della maturità classica (Seneca che ci dice quale importanza ha la filosofia nella nostra vita) e quella della maturità scientifica (che ci spiega come andare in bicicletta con le ruote quadrate ) una grande differenza c’é: la cura dell’anima”
E’ questo il commento sulla versione della maturità redatto delle mie amiche, quelle di una vita, quelle dell’imbattibile squadra di Trivial “liceo classico contro il resto del mondo”, quelle che hanno imparato che ogni traslazione da una lingua all’altra, ogni trasporto da un amore all’altro, ogni traduzione da un’età all’altra, é una costruzione che richiede tempo e pazienza e cura.
Perció possono passare i lustri, i decenni, ma noi che abbiamo fatto il classico ogni anno non dimentichiamo di controllare la versione uscita alla maturità, come se ripercorressimo un rito di iniziazione, come se scontassimo un debito contratto in gioventú.
La versione di quest’anno è un brano di Seneca, un testo meravigliosamente vivo, tratto dalle Lettere a Lucilio, facile da tradurre, ma difficile da tradurre bene, un distillato di sapere antico riassunto in 15 righe che ha per tema il valore della filosofia.
“La filosofia – dice Seneca – non sta nelle parole, ma nei fatti (…) dà forma e struttura all’animo, ordine alla vita. (…) Bisogna dedicarsi alla filosofia: che sia il Destino a costringerci in una legge inesorabile, o che sia un Dio ad aver disposto ogni cosa, o il Caso a scuotere alla rinfusa le vicende umane, la filosofia deve prendersi cura di noi, custodirci.
Qualcuno dirà: a che mi serve la filosofia?”

Sono molti a chiedersi ancora a cosa serva la filosofia.
Come la contemplazione di un quadro di Corot, come l’ascolto della nona di Beethoven, la filosofia non serve a niente. Non serve, ad esempio, ad aumentare il nostro conto in banca. Serve piuttosto a chiederci cos’é ció di cui non possiamo fare a meno. La filosofia si pone domande di carattere generale per le quali il nostro sapere non ha risposte: cos’é il bello, perché si nasce, perché si muore, se siamo veramente liberi oppure tenuti in catene senza saperlo, dove andiamo e perché siamo qui, cos’é la vita e se possiamo chiamare vita un corpo animato forzatamente da una macchina di un ospedale, cos’é l’uomo e se possiamo chiamare uomo chi si fa esplodere in un mercato, cos’é la felicità e se puó esistere la felicità in una terra rovinata dalla guerra.
La filosofia va in cerca della verità. Il potere, l’autorità, la violenza, non dicono mai la verità, la impongono. La filosofia invece sa di non possederla, di non poterla avere mai, ma di doverla cercare sempre; nasce dalla meraviglia dello scontato, sa stupirsi di ció che sembra ovvio, vive nell’amore per le domande perché le domande allargano la visione del mondo, accetta opinioni diverse e crede nella ragione come unico criterio di confronto, cresce libera dalle forche caudine della fede, della persuasione, del fascino estetico. Pur non potendoci garantire la verità, utilizza il pensiero razionale per indirizzarci sul sentiero giusto. La filosofia é una immaginazione che proviamo ad indossare, cambia noi e la nostra visione del mondo, trasforma l’algoritmo di pensieri con cui confezioniamo la realtà modificandola. La filosofia non é un negozio dove poter acquistare le risposte alle domande che ci poniamo, né la taverna ideale per il nostro menú interiore: é fatta di ragionamenti, di argomentazioni, di onestà intellettuale. È tensione, inquietudine, ricerca.
Puó essere alla portata di tutti?
“Non sempre la filosofia deve apparire facile, talora dev’essere difficile, ma non sta scritto da nessuna parte che per filosofare occorra parlare difficile” scriveva Umberto Eco nella sua bustina di Minerva dal titolo: Come fare filosofia in casa. Ci sono filosofi che hanno saputo parlare in modo accessibile in alcuni libretti lunghi mediamente di un centinaio di pagine e di questi Eco stila un breve elenco: da Platone che insegna come un cittadino non debba sfuggire all’osservanza delle leggi (che si chiami Socrate o Silvio) ad Aristotele da leggere come un manuale per scrittori di romanzi gialli; da Sant’Agostino che parla di come si debba dialogare con un figlio sulle cose di tutti i giorni fino a Wittgenstein, passando per qualche pagina dallo Zibaldone di Leopardi e le lezioni di antropologia di Kant. Non fatevi spaventare dai nomi.
Questo é il link dove trovare la bustina di Minerva di Umberto Eco

Sapere di non sapere vi aiuterà nella lettura.

di Daniela Baroncini