“FIORI DI CAMPO” LA SOTTILE LINEA FRA LA VITA E LA MORTE

silviaAL TEATRO GARBATELLA “FIORI DI CAMPO” LA SOTTILE LINEA FRA LA VITA E LA MORTE.

Una black comedy scritta e diretta da Siddharta Prestinari intorno al mondo dei vivi e al mondo dei morti, c’è una linea sottile che li divide, forse sono mondi non lontani tra di loro, forse la distanza si fa impercettibile quando si entra nel piano dei ricordi, quella dimensione in cui rievocare una persona cara, fa riemergere la sua figura in modo inequivocabile, con la potenza di un sogno ad occhi aperti, con la consapevolezza di un cappotto poggiato sulle spalle, di una parola cara nelle orecchie, di un lampo nel campo visivo. Ho vissuto quell’incontro o l’ho solo pensato o immaginato? Geniale la scenografia, uno sfondo di bastoni incrociati che ben rappresentano le tombe di un cimitero, i lumini accesi e gli immancabili fiori finti tanto popolari e tanto squallidi, baluardo di questa generazione che non conosce la cura di quello che i nostri genitori chiamavano “camposanto”. Oggi siamo lontani da quella cultura, sono rimasti veramente in pochi quelli che vanno al cimitero a visitare i loro cari e di quei pochi sicuramente nessuno è giovane, ecco però invece, che Siddharta riesce a cogliere le sfumature di questa generazione, i personaggi rappresentano il momento attuale, ciò che esce dalle cronache di oggi,  la escort che si scusa con la nonna per non aver preso la strada giusta, le sorellastre che si scontrano finalmente parlandosi fuori dai denti, la madre sconvolta che confonde la realtà con la fantasia, il vecchio con la badante  nel loro rapporto misero e scialbo, tanto tenero quanto esilarante. Bravi gli attori che si sanno muovere su quella linea sottile senza paura di cadere da una parte o dall’altra, i dialoghi fluidi ci fanno immergere nei loro mondi.  L’unico morto che vaga tranquillo osservando le lapidi, alla ricerca di risposte che non avrà e la magia di una entità inquietante sempre presente, la bella figura della morte con il suo battere il tempo che ci resta, in una lugubre ma bellissima danza a passo di flamenco. 

Silvia Amadio

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