Primo Maggio: verità per Daouda Diane

Lavoro e legalità. Giustizia e solidarietà. Diritti e sicurezza sul lavoro. Primo Maggio per la legalità, dedicato alla vicenda di Daoude Diane. Primo Maggio per cercare la verità sulla scomparsa dell’operaio ivoriano, Daoude Diane, avvenuta lo scorso 2 luglio ad Acate in provincia di Ragusa.

Chiediamo verità e giustizia, questa la parola d’ordine della Cgil, della Flai e di Libera.

La manifestazione programmata in provincia di Ragusa per richiamare l’attenzione istituzionale sulla scomparsa di Daouna Diane, il mediatore culturale di cui non si hanno più notizie. Daouna è scomparso subito dopo aver denunciato la mancanza di sicurezza nei cantieri.

Daouda Diane era un nostro fratello, veniva dalla Costa d’Avorio. Aveva attraversato il mare, rischiando di affondare. Rischiando di affogare con gli altri migranti, che come lui, rischiavano la vita per cercare la vita. Si era salvato dalla traversata della morte. Aveva un sogno. Portare sua moglie e sua figlia in Italia, in Sicilia. La Sicilia dove aveva trovato lavoro come mediatore culturale. Daouda conosceva le lingue, parlava francese e inglese ed aveva imparato l’italiano. Ma per realizzare il suo sogno, di ricongiungersi con la sua famiglia, Daouda faceva due lavori, al nero, come la sua pelle. Lavorava. Daouda lavorava nei cantieri. Un lavoro duro. Senza nessuna sicurezza. Resisteva. Daouda resisteva alla fatica, aveva un sogno. Lavorava in condizioni precarie, pessime, sotto il sole, oltre ogni limite fisico e psichico. Daouda aveva un sogno e per realizzarlo lavorava senza sosta.

Daouda un ragazzo ivoriano, un fratello, scomparso dopo avere denunciato le condizioni di lavoro senza sicurezza. Daouda aveva i capelli crespi, corti, riccioluti, neri, neri con il suo volto. Neri come il suo viso, un po’ incarnato ma sorridente, le labbra grandi, rosa, come il palmo delle sue mani. Sorrideva quando raccontava il suo sogno. Sorrideva quando raccontava di sua moglie. Piangeva, quando raccontava di sua figlia. La figlia piccolina che aveva lasciato nel suo paese e non aveva avuto il tempo di tenerla in braccio. Con le lacrime agli occhi, Daouda parlava della sua piccolina, di come avrebbe voluto tenerla in braccio e sussurrargli i racconti e le storie che ha lui aveva raccontato suo padre. Piangeva, Daouda quando pensava alla sua piccolina.

Daouda Diane lavorava sodo. Non sentiva la fatica. Sotto il sole cocente, non si fermava. Lavorava. Lavorava. Aveva un sogno. Ricongiungersi con la sua famiglia. Ma aveva molta dignità, Daouda, conosceva il lavoro, conosceva il dovere, ma conosceva i diritti dei lavoratori. Conosceva i diritti conquistati da anni di dura lotta dagli operai italiani, dalla Cgil, dalla Flai. Lavorava sodo, senza fatica, sotto il sole, ma parlava. Parlava di doveri e di diritti. Informava i suoi fratelli d’Africa. Denunciava le condizioni infernali in cui erano costretti a lavorare. Denunciava le nuove schiavitù. E loro, i fratelli d’Africa, erano i nuovi schiavi.

Daouda lavorava senza sosta. Sotto il sole. Aveva un sogno, ricongiungersi con la sua famiglia. Ma è scomparso. Daouda Diane è sparito dopo aver denunciato le drammatiche condizioni di lavoro. È scomparso il 2 luglio del 2022. Questo Primo Maggio, la CGIL, la Flai e Libera con don Ciotti, lo dedicano a lui, per non dimenticarlo, per scoprire la verità, per ottenere giustizia.

Ogni mese, ogni 2 di ogni mese “Libera contro le mafie” pubblica una lettera scritta da gruppi diversi di cittadini che ricordano Daouda Diane.

Ogni due novembre, gli studenti dell’Istituto Marconi di Vittoria scrivono una lettera a Daouda: “Caro Daouda,….vogliamo essere donne e uomini amanti della verità, pronti a denunciare l’ipocrisia e l’ingiustizia. Pensando a te ci è venuta in mente una canzone di Max Gazzè dal titolo “il Dio delle piccole cose” dedichiamo a te la strofa finale: il Dio delle piccole cose aspetta la fine del cammino. Con un sacco sgualcito dal tempo ed un piccolo inchino. Chissà se ci ridà indietro le vite che abbiamo in sospeso. Io credo sia questo l’inferno e il Paradiso”.

Daouda Diane giovane operaio ivoriano, un fratello, un nostro fratello, è scomparso dopo aver denunciato le pessime condizioni di lavoro. Aveva un sogno, riabbracciare la sua piccolina.

Claudio Caldarelli – Eligio Scatolini

Print Friendly, PDF & Email