Viaggio nel Tempo: Il Museo delle Carrozze di Roma
Il Museo delle Carrozze d’Epoca di Roma è un luogo sospeso nel tempo, dove il rombo dei motori moderni lascia spazio al silenzioso cigolio del legno antico e al fascino austero delle carrozze che un tempo solcavano le strade d’Europa. Situato in via Andrea Millevoi 693, all’interno del quartiere Ardeatino, questo museo privato rappresenta un piccolo scrigno nascosto, una vera e propria capsula del tempo per appassionati, studiosi e sognatori.
Il museo nasce da una passione visionaria di chi ha deciso di dedicare parte della sua vita a raccogliere e restaurare carrozze d’epoca provenienti da tutto il mondo. Il suo intento era quello di preservare la memoria storica della mobilità prima dell’avvento dell’automobile, ma anche quello di raccontare, attraverso questi mezzi, la storia sociale, politica e culturale di almeno tre secoli.
L’esposizione si snoda in una grande area coperta, organizzata in modo tale da immergere il visitatore in un percorso narrativo, più che museale. Luci soffuse, fondali dipinti, oggetti originali e documenti storici fanno da cornice alle carrozze, che sembrano quasi animate, come se fossero pronte a rimettersi in marcia.
Tra i pezzi più affascinanti custoditi nel museo, spiccano:
La biga originale del film Il Gladiatore, utilizzata nelle scene in cui Massimo Decimo Meridio, interpretato da Russell Crowe, entra nell’arena del Colosseo. È un pezzo scenografico ma straordinariamente realistico, costruito con materiali autentici, restaurato e conservato con estrema cura. Guardarla da vicino è come essere proiettati sul set del colossal vincitore di 5 premi Oscar.
La biga di Ben-Hur, utilizzata nella leggendaria corsa delle bighe dell’omonimo film del 1959 con Charlton Heston. Questo esemplare è un’icona non solo cinematografica, ma anche tecnica: costruita per reggere le accelerazioni violente e le manovre ardite durante le riprese, è un capolavoro di ingegneria teatrale. Accanto, una serie di fotografie originali del set e costumi di scena donano ulteriore valore emozionale.
Una carrozza da parata viennese del XIX secolo, dipinta a mano, con interni in velluto cremisi e intarsi dorati. Un mezzo usato per eventi diplomatici, trasudante eleganza e potere.
Una carrozza postale inglese, pesante e robusta, un tempo usata per collegare Londra con le contee settentrionali. Ha ancora i bauli originali fissati sul retro e le lanterne a olio per la guida notturna.
Una carrozza funebre nera di stile vittoriano, con intarsi in ebano e vetri fumé, usata in Italia nella seconda metà dell’Ottocento. Un mezzo silenzioso, ma che racconta con solennità il legame profondo tra il viaggio e il rito.
Diversi modelli per bambini e mini-carrozze da giardino, usate nelle corti aristocratiche per divertire i piccoli rampolli o per trasportare ospiti nei parchi delle ville.
Poi c’è lei, non si tratta di una carrozza per adulti, ma di una miniatura vera e propria, perfettamente funzionante, realizzata per accompagnare i giochi di una bambina che sarebbe diventata una delle figure più leggendarie della storia europea. La principessa Sissi.
Costruita nella prima metà dell’Ottocento da artigiani bavaresi, la carrozzina era trainata da piccoli pony o talvolta anche da caprette, come si usava nelle corti nobiliari dell’epoca.
Una piccola opera d’arte. La carrozza è realizzata con legno intagliato a mano, impreziosita da decori floreali dipintie da un minuscolo stemma nobiliare scolpito sul retro. Gli interni sono foderati di velluto rosa cipria, sbiadito dal tempo ma ancora elegantemente intatto. Le ruote, in ferro battuto, sono leggere e perfettamente equilibrate, tanto da rendere il veicolo manovrabile anche da una bambina. Secondo la narrazione custodita dal museo, questa carrozzina accompagnava la piccola Sissi nei giardini della residenza di Possenhofen, sulle rive del lago di Starnberg, dove la futura imperatrice crebbe libera e felice, lontana dalle rigide etichette della corte viennese.
Accanto alla carrozza è esposta una riproduzione di un ritratto infantile di Sissi, che la raffigura in abito chiaro, con lunghi riccioli sciolti e uno sguardo vivace. In teca, una scarpetta in raso bianco, appartenente alla stessa collezione, contribuisce a restituire la delicatezza del mondo perduto dell’infanzia imperiale. Questa piccola carrozza, così minuscola rispetto ai veicoli regali esposti nel museo, emana un’aura di innocenza e malinconia. È il simbolo di un tempo in cui Elisabetta era ancora una bambina libera, ignara del destino che l’avrebbe condotta a Vienna, tra fasti e prigionie dorate.
Guardarla da vicino è come sfogliare una pagina di diario scritta con delicatezza, dove il rumore delle ruote sul vialetto di ghiaia si mescola alle risate leggere di una principessa-bambina, ancora lontana dalla corona e dalle ombre dell’impero.
Il Museo delle Carrozze di Roma non è solo un luogo di esposizione, ma un teatro di storie. Ogni veicolo esposto porta con sé un racconto: di viaggi lontani, di cerimonie regali, di guerre e fughe romantiche. Queste carrozze non sono semplici oggetti antichi, ma protagoniste silenziose di una lunga epopea dell’umanità in movimento.
Visitare il museo significa riscoprire la lentezza, l’eleganza e la forza simbolica del viaggio, quando ogni percorso aveva il sapore dell’avventura e il profumo della storia.
Giuliana Sforza
per maggiori info consultare il sito https://www.lecarrozzedepoca.it/