James

Progetto Tanzania

I bambini in Tanzania devono contare, a volte, sulla fortuna di un incontro, per sopravvivere. James è un bambino che ancora vive, può correre, aspettare una nuova alba grazie al suo incontro con Padre Salvatore.
E’ un bambino che ha perso entrambi i genitori a causa dell’aids. Un virus che miete vittime, in modo impensato e sconosciuto rispetto al nostro mondo occidentale e ospedalizzato. Esistono zone in cui è diffusissimo. In cui i bambini come James sono tanti. Orfani e malati di aids, alcuni nascono positivi, in parte, crescendo, si negativizzano ma molti si ammalano e sono sottratti alla vita nei primi anni. Bambini che sentono la malattia avanzare, distruggerli, che sanno di essere inutili per il resto della collettività, bambini che non lottano per vivere.
James ha incontrato Padre Salvatore. E’ stato curato, gli hanno dato piccoli compiti da eseguire come servire a tavola, apparecchiare, sparecchiare, lo hanno coinvolto nella vita quotidiana, facendogli recuperare un senso di normalità, dandogli forza con le cure.
James non ha speranze di guarigione ma ha imparato a convivere con l’Aids, a stare attento a se stesso e anche a considerare il suo prossimo. Conosce i problemi legati alla diffusione della malattia e i limiti che questa gli impone per non mettere a rischio la vita degli altri. E’ un piccolo saggio, che sta imparando a convivere con una difficoltà, con il sorriso e la gioia di chi sta sopravvivendo.
I bambini come lui sono bambini nati due volte: la prima dalle loro madri, la seconda quando hanno imparato a curarsi, a vivere, ad accettare la loro malattia.
E’ difficile convivere con l’aids in una società organizzata, ricca di strutture ospedaliere, come la nostra, possiamo forse a malapena immaginare cosa possa significare in una terra disagiata, con centri di cura distanti dai villaggi, in luoghi in cui far parte di una collettività, significa non essere di peso ma collaborare in modo efficace.
Eppure James sorride. Svolge i suoi lavori. Ha ripreso a sentirsi amato.
Ha perso i suoi genitori a causa della stessa malattia che lo affligge, con cui è nato ma non è più solo nella sua battaglia. Aiutare i bambini come James ad affrontare ogni giorno difficoltà immense, sapere che sopravvivono ad un ambiente difficile, in cui noi non resisteremmo facilmente, abituati alle nostre comodità, può solo farci sentire meglio, parte di un’unica famiglia che popola questo pianeta.
Shikamoo a tutti, che, vi ricordiamo, è la benedizione dei bambini agli adulti.

di Patrizia Vindigni

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