Dei problemi della Scuola Primaria di Castelverde

Quando anche l’obbligo scolastico, può essere un assurdo problema
A chi avesse visto recentemente quello splendido film di Scola, “C’eravamo tanto amati”, può essere passato in secondo piano, il contesto in cui i quattro protagonisti si ritrovano tutti assieme: un capannello di persone, accampato davanti ad una scuola, per poter iscrivere i propri figli, data la scarsità di posti disponibili.
Oggi che La Buona Scuola di Renzi è realtà, le cose sono cambiate e le iscrizioni, si effettuano on-line. Ma i problemi non sono cambiati; anzi, quelli che sembravano accantonati, con la smania di centralizzare-accorpare-ottimizzare, si vanno riproponendo.

Castelverde è una frazione di Roma, nel territorio dell’attuale VI municipio, fuori del Grande Raccordo Anulare, fra la via Prenestina e via di Lunghezza. E’ una zona, la cui inurbazione è cominciata intorno alla metà del secolo scorso e che, recentemente, ha vissuto una grande espansione: i suoi abitanti sono quasi settemila, ma ancora c’è un solo plesso scolastico.

Quando i genitori di bambini che vivono lì, hanno proceduto all’iscrizione dei propri figli, hanno atteso quello che avrebbe dovuto essere un esito scontato, cioè che la loro domanda venisse formalmente accolta. In fondo, se in un quartiere la popolazione cresce, le istituzioni dovrebbero adeguare le proprie strutture, a tale crescita.
Invece, dopo un prolungato silenzio, le istituzioni hanno risposto a più di settanta famiglie, che nell’unica scuola non c’era posto e che dovevano sollecitamente cercarne un’altra che ne avesse. Eppure, molte scuole del circondario, che rappresenterebbero comunque una scomodità, non hanno posto per questi bambini e le scuole che ne hanno, sono piuttosto distanti e scomode (per logistica e tempistiche compatibili con gli orari di lavoro), per quelle famiglie colpite dal respingimento della domanda.

A seguito di questa comunicazione, ci sono state piccole dimostrazioni spontanee, davanti alla scuola di via Massa S.Giuliano, dei genitori che hanno ricevuto questa “doccia fredda”, sfociate in un intervento preventivo, per placare gli animi, da parte delle forze dell’ordine. Il tutto, per fortuna non ha portato a nessuno scontro e la protesta è attualmente rientrata in una minaccia di adire a vie legali.
Pare che il problema sia soprattutto nella carenza di aule e che non siano stati ancora approvati, nemmeno gli eventuali rimedi-tampone, per addivenire ad una qualche soluzione.
Comunque, staremo a vedere.

Intanto che le famiglie dei bambini esclusi, attendono una risposta dalla politica, che si espleti in una qualche soluzione che…rimarrà temporanea per anni, è doveroso porsi una domanda: ma, oggi, in cosa consiste il diritto allo studio?
Inoltre, in una società come la nostra, in cui la il tasso di natalità è tra i peggiori del mondo occidentale, quale incentivo dà alle famiglie lo Stato, perché mettano al mondo altri figli?

Forse la politica dovrebbe occuparsi più di questi problemi pratici, che riguardano la vita dei cittadini, piuttosto che litigare sulle riforme istituzionali e sulle poltrone, piuttosto che mobilitarsi per impedire a due omosessuali di vivere normalmente, piuttosto che pensare soltanto a far cadere delle giunte, democraticamente elette e arrabattarsi per sostituirle, con uomini di provata fedeltà.

Non siamo più negli anni ’70 e le iscrizioni ora si fanno tramite internet, ma i problemi dei cittadini sono gli stessi di allora e, nonostante questo, la politica non è ancora riuscita a dare loro le giuste risposte.

di Mario Guido Faloci

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