22 marzo 2016: è veramente un “attacco all’Europa”?

Guido faloci

Una riflessione, sul nostro continente, dopo gli attentati di Bruxelles.

Provocatoriamente, ma forse non troppo, si può dire che non c’è alcun attacco all’Europa, perché non si può attaccare, qualcosa che non c’è.
E, dopo le stragi di Parigi, si è potuto ben vedere, che l’unica Europa ad esistere è quella delle banche, dei burocrati, dei sabotatori pro domo propria. Anche la millantata “Europa dei valori”, come sta dimostrando la recentissima emergenza profughi, è solo un’illusione.
Con gli inizi del nuovo millennio, giunti ad una moneta unica, gli europei avrebbero dovuto continuare a compattarsi e rinunciare, sempre più, agli interessi, agli egoismi nazionali e nazionalistici. Invece, dopo i morti di Parigi, gli europei si sono progressivamente allontanati tra loro, ricominciando a pensare solo a se stessi. Osservando ciò, è sempre più evidente che l’Europa non ha una sola voce, una sola linea politica; non ha un solo esercito, un solo servizio di sicurezza, un solo interesse…
Probabilmente, il peggiore esempio l’UE l’ha dato con l’attacco alla Libia: due capi di stato (l’inglese Cameron e il francese Sarkozy), hanno deciso di attaccare lo stato nordafricano, per propri interessi economici, costringendo il resto del vecchio continente e venir loro dietro, sovvertendo decenni e decenni, di politiche di dialogo col mondo arabo, coi risultati che sappiamo…
Inoltre, che la Gran Bretagna, dopo decenni di atti che di fatto hanno impedito una vera unificazione europea, oggi si voglia smarcare dall’UE, è forse l’emblema, di ciò che non va: volontariamente fuori dalla moneta unica (nonché con una divisa propria, sua “concorrente”), pretende di aver voce in capitolo sulle scelte inerenti a quella dell’ Euro: per dirlo all’italiana, è un evidente “conflitto d’interessi”. E molteplici altri esempi, dimostrano come la salvaguardia di quelli nazionali, prevalgano su interessi comuni: la Germania nei confronti della Grecia; i veti incrociati ad un nuovo trattato, ecc…
Se, per l’emergenza in corso, oggi sarebbe quasi il caso di rinunciare (volontariamente, temporaneamente: ovvero eccezionalmente) a qualcuna delle cosiddette “libertà fondamentali”, è altrettanto vero che non c’è misura che tenga, se il sistema d’indagine, di repressione e di difesa dal terrorismo, non sarà unificato. Però, perché questo importante passo, per unirci ancora di più, possa essere fatto, dobbiamo cambiare quasi tutti i governanti d’Europa. Ma, perché questo avvenga, noi cittadini europei, dobbiamo smettere di dar credito a chi fa una nichilista propaganda antieuropeista (che sia di destra o che sia di sinistra) e dobbiamo pretendere, da chi ci rappresenta, una maggiore coesione tra gli stati dell’Unione: c’è bisogno di più Europa, ma soprattutto di un’altra Europa…
Invece, ad oggi si vede una progressiva diminuzione delle libertà (vedi la sospensione del trattato di Schengen), nel contempo che ogni singolo stato europeo, si chiude in se stesso, per pensare soltanto alla propria sicurezza.
E’ giunto il momento in cui far valere realmente le nostre differenze, rispetto al modello capitalistico nordamericano e di affrancarsi dalle sudditanze economiche, rispetto ai mondi asiatici, come pure occorre superare gli egoismi nei confronti dell’Africa. Ma, soprattutto, c’è bisogno di sovvertire la spirale separatista e nazionalista, che sta lacerando il nostro continente, dal di dentro: ricusiamo i leaders come la Le Pen, i Salvini, ecc… che, con l’intento di raccattare voti dal facile dissenso, stanno demolendo la vera ricchezza, la vera differente identità, del continente europeo.
A furia di cercare di “salvare” le nostre piccole identità nazionali, stiamo disunendoci e stiamo porgendo il fianco ad un nemico ben più pericoloso, di quello che uccide nei teatri, nei ristoranti, negli aeroporti, nelle metropolitane. Oggi, i nazionalismi, stanno spingendoci a snaturare il nostro stile di vita, nei nostri principi fondamentali e, a ben vedere, nel nostro stesso credo.
Quindi, reagiamo e ribelliamoci a chi mette le bombe; ma, nel contempo, ricordiamoci di farlo anche con chi, sotto sotto, le sta causando.

di Mario Guido Faloci

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