Unioni Civili: Una vittoria a metà

 

Daniele Altina

“Il medioevo è finito” così ha commentato Monica Cirinnà, fautrice dell’omonimo disegno di legge sui diritti civili, che da poche ore è diventato operativo a tutti gli effetti. Era un passo importante da compiere, ci avvicina quantomeno ad altri paesi, che da anni hanno avviato un tale processo riformatore (se così possiamo chiamarlo). Tornando all’Italia, il DDL è stato approvato dalla Camera dei deputati con 372 voti favorevoli, 99 astenuti e 51 contrari, prima di questa votazione c’è stata anche la fiducia posta dal governo sulla legge, che ha mostrato un esito ben diverso, con 369 voti favorevoli e 193 contrari.

Tra i sostenitori della legge compare il PD in primis, Ala, NCD (ad esclusione di alcuni) e poi altri partiti, come Forza Italia, hanno lasciato la libertà di coscienza, tra gli oppositori Lega Nord, Fratelli D’Italia, Movimento cinque stelle (seppure i deputati hanno scelto l’astensione). Inoltre la legge abbrevia i tempi della richiesta di divorzio, infatti, bastano appena tre mesi per avviare le procedure. Un’altra caratteristica importante riguarda l’infermità mentale di uno dei due coniugi, in tal caso non è possibile l’unione. Era una situazione insostenibile per tutti, fin quando non è arrivata la svolta nel luglio 2015, quando una sentenza della corte Europea dei diritti dell’uomo (Cedu) bocciava  l’Italia in merito alla legislazione carente, o nulla sui diritti civili.

In aula il Movimento cinque stelle non ha votato la fiducia,né tantomeno la legge,  per il mancato inserimento di un emendamento sulla Step Child adoption, ossia l’adozione per le coppie omosessuali di un bambino, non approvato al Senato il 25 febbraio scorso. L’approvazione così avvenuta accontenta un po’ tutta la maggioranza, da un lato la minoranza del Partito Democratico, perché non compromette il governo su un tema così delicato. Dall’altro con il mancato inserimento delle adozioni, si collabora con l’alleato di governo Angelino Alfano, che nel febbraio scorso aveva dichiarato l’impossibilità di votare la legge originaria.

Una mossa politica particolare del governo, perché se ha favorito questi diritti importanti, acquiescendo i più radicali, in un’altra ottica il premier e altri della maggioranza hanno esultato al mancato raggiungimento del quorum al Referendum del 18 aprile. In quel caso si parlava di ambiente, dello sfruttamento eccessivo degli idrocarburi e della fine delle trivellazioni sulle nostre coste. Lo stesso governo, che oggi esulta per il risultato, è costituito da parlamentari come Ernesto Carbone che hanno ironizzato sull’importanza di quel referendum. Il ricordo di quel tweet di Carbone (il sonoro “Ciaone” a tutti gli ideatori del referendum) è ancora nitido, per cui oggi siamo contenti a metà di questa vittoria sul fronte delle unioni civili, non siamo certo soddisfatti del resto. Le unioni civili devono rappresentare l’inizio, convincere l’ Unione Europea del nostro cambiamento, solo così saremo più credibili. Su questo fronte c’è ancora molto lavoro da svolgere in ambito culturale e sociale, non dimentichiamo le discriminazioni che subiscono spesso gli omosessuali. La legge sarà effettiva quando insegnerà il rispetto e l’accettazione delle diversità, solo allora potremmo definirci un paese civile.

di Daniele Altina

Print Friendly, PDF & Email