Roma città aperta

Coordinatrice di Redazione

Dove c’è da mangiare, si sa, arrivano tutti. E se si mangia tutti insieme d’amore e d’accordo si mangia anche meglio. A Roma accade più o meno così e non ci facciamo mancare davvero nulla. A Roma c’è la mafia, la camorra, la ‘ndrnagheta. A Roma c’è una classe politica da sempre ben lieta di stringere le mani a questi galantuomini. A Roma c’è la mafia autoctona, che dopo decenni hanno deciso di raccontarci. Ci sono i Fasciani, i Carminati, i Senese, i Casamonica. E in questo ributtante calderone persino le distinzioni sembrano perdere di senso.
Gli inquirenti hanno parlato di una “cupola trasversale” per l’ultimo maxi sequestro effettuato nella Capitale solo pochi giorni fa. 10 immobili, 43 società, 45 aziende, 30 veicoli ed una serie di rapporti bancari presso 68 istituti diversi. Bar “Pio er caffè”, “L’angolo d’oro”, il ristorante “Hostaria Sora Franca”, in zona San Pietro e ancora una trattoria a Trastevere formalmente intestata ad una cittadina romena ed una cittadina ucraina, una palestra ed un negozio di calzature a Ciampino che sembrerebbero riconducibili al clan dei Casamonica. Fuori della Capitale, all’interno della stessa operazione, sono stati posti i sigilli ad una cooperativa di facchinaggio ad Arienzo (CE), ad una cooperativa O.n.l.u.s. di S. Nicola La Strada (CE), all’azienda SERRMAC di Budonia (PN) e ad un’azienda di somministrazione di cibi e bevande con sede a Parma. Valore totale dei beni sequestrati 25 milioni di euro.
L’indagine è stata condotta dalla Polizia Anticrimine in collaborazione con la Squadra Mobile e con 28 commissariati romani, nonché con l’aiuto delle questure di Avellino, Benevento, Caserta, Frosinone, Grosseto, Milano, Parma, Perugia, Pordenone, Reggio Calabria, Torino, Treviso ed ha visto coinvolte 9 persone nel decreto di sequestro di beni emesso dal Tribunale di Roma.
Francesco Filippone, Alessandro Bottiglieri, Rocco Camillò , Marcello Giovinazzo, Salvatore Casamonica , Roberto Giuseppe Cicivelli, Emanuele Lucci, Francesco Calvi di Melicucco e Michele Mercuri , secondo le notizie fornite dagli inquirenti, si trovano al centro di attività investigative sin dagli inizi degli anni Novanta per reati di traffico e spaccio di stupefacenti fatti arrivare dalla Calabria.
“Per tutti i proposti deve parlarsi di pericolosità qualificata poiché gli stessi- anche quando non siano direttamente appartenenti ad associazioni di stampo ‘ndranghetista – sono tuttavia pronti ad agevolare tali associazioni”, si legge nel provvedimento del Giudice. Quello che emerge è dunque l’ennesima trama di interessi nella quale si intrecciano i fili intessuti da camorra, ‘ndrnagheta e famiglie locali, trasversalmente interessate dall’uso di queste attività pseudo-lecite nella Capitale come banchi di riciclaggio per il denaro sporco. La notizia arriva a distanza di pochi giorni da un altro enorme sequestro di beni avvenuto a Roma, a seguito del quale il Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma ha messo sotto sigillo un’altra cospicua serie di attività commerciali, aziende, società, immobili – per un valore totale di 80 milioni di euro- tutte riconducibili alla camorra napoletana. Mafia Capitale, camorra, mafia, ‘ndrnagheta, famiglie locali, politici collusi, imprenditori con le mani sporche, prestanome da terre lontane, figli dell’estrema destra in questa che sembra davvero una “Roma città aperta”.

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