Watergate all’italiana

Nell’ottobre 2022 il quotidiano Domani ha reso noto che il futuro ministro della difesa Crosetto aveva ricevuto alcuni milioni di euro da Leonardo e da altre aziende del settore. Giustamente, si è sollevata la questione del conflitto d’interessi: il ruolo di ministro della difesa potrebbe infatti apparire incompatibile con quello precedentemente svolto come presidente della “Federazione aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza” (AIAD) di Confindustria e senior advisor di Leonardo, anche in relazione alle cospicue somme ricevute. 

Lui stesso ne era pienamente consapevole. Nel 2014, infatti, si era dimesso da parlamentare per potersi dedicare alla sua attività professionale; nel 2022 ha liquidato le sue precedenti attività che, evidentemente, considerava in contrasto col ruolo di ministro, sottolineando, molto signorilmente, il danno economico che ciò gli cagionava. 

In ogni caso, il ministro si è indignato per lo scoop e ha dato mandato ai suoi legali di agire contro i giornalisti, dicendosi “certo che le condanne in sede civile e penale siano l’unico metodo che direttori, editori e giornalisti possano intendere, di fronte alla diffamazione”; ed ha aggiunto: “il mio ora è un’obbligo Istituzionale: quello di difendere il Dicastero” (l’apostrofo tra “un” e “obbligo” è suo, ma la svista è scusabile per chi è così indignato). In realtà il Dicastero l’avrebbe difeso meglio, se avesse dichiarato subito le somme percepite o, se non voleva farlo, rifiutando la poltrona di ministro. Ma forse è pretendere troppo dal nostro ambiente politico. 

A proposito: ma di quale diffamazione parla, Crosetto? Il giornale ha solo riferito fatti veri – e del tutto leciti, ritengo – ed ha sollevato un problema squisitamente politico, quello di un conflitto d’interesse.

Ma infatti i giornalisti non sono mica indagati per diffamazione! Lo sono “per accesso abusivo a sistema informatico, in concorso con l’ufficiale Striano, e rivelazione di segreto”, come riferisce lo stesso Domani.

Quindi riassumiamo: Crosetto per primo, dimettendosi da presidente dell’AIAD e senior advisor di Leonardo, riconosce che la sua precedente posizione potrebbe generare un conflitto d’interesse; dichiara di voler colpire giudizialmente i giornalisti che lo diffamano, ma poi capisce che non può farlo, perché le notizie sono vere. Allora chiede e ottiene che si indaghi su come le hanno avute. 

Dispiace che la magistratura lo abbia preso sul serio: da quando in qua si indaga un giornalista per aver avuto notizie riservate su un politico? notizie che non riguardano segreti di Stato o militari, ma solo delle transazioni tra privati, oltretutto presumibilmente lecite. Credevo che non fosse più possibile inquisire un giornalista per motivi così inconsistenti, dopo la fine del ventennio fascista.

Comunque, i giornalisti stiano in campana: se pubblicano notizie false, sono perseguibili per diffamazione (d’altronde è ”l’unico metodo che possano intendere”, tanto per chiarire il mood del governo verso la stampa); se pubblicano notizie vere, sono perseguibili per “accesso abusivo” eccetera eccetera. E gli editori? Magari con tessera del PD? Per carità di patria, non ne parliamo…

In ogni caso i rapporti economici dell’industria delle armi con un ex sottosegretario alla difesa e futuro ministro non mi sembrano un segreto di Stato, né un segreto tout court. Anzi, mi sembra che dovrebbero essere di pubblico dominio, per un dovere di trasparenza: se Crosetto per primo li avesse dichiarati, avrebbe anche bruciato lo scoop di Domani.

Resta però il fatto gravissimo che qualcuno ha messo il naso nei fatti privati di molte persone, senza alcuna autorizzazione da parte di un magistrato, anzi, senza che vi fosse un’indagine penale. Questo, almeno, vanno blaterando i politici e la gran parte degli organi di stampa, gridando al dossieraggio. In altri termini, all’origine degli articoli di Domani ci sarebbero reati molto gravi, comportamenti inaccettabili.

O forse no, per quanto ho potuto capire. 

In sintesi estrema, le banche segnalano alla Banca d’Italia alcune tipologie di transazione economica, su cui potrebbe essere opportuno indagare: sono le cosiddette sos (segnalazione di operazioni sospette). Queste sono raccolte in un sistema informatico complesso – criptato, proprio a protezione dei soggetti segnalati – che infine confluisce ai server della Dna e della Guardia di Finanza. Alcuni ufficiali, tra cui il tenente Striano, hanno un’autorizzazione a entrare nel sistema. Sia chiaro: non perché c’è un’indagine in corso, ma per verificare se sia il caso o no di indagare, se vi siano o no indizi di riciclaggio, criminalità organizzata, terrorismo eccetera. Dunque, lo fanno autonomamente, senza alcun bisogno di essere autorizzati da un magistrato (come invece avviene per le intercettazioni). È il loro compito ufficiale. 

Sempre se ho ben capito (scusate se lo ripeto, ma c’è un tale guazzabuglio che non è facile orientarsi tra le notizie, vere e meno vere, e le roboanti dichiarazioni dei politici) né Striano né altri avrebbero commesso alcun reato nel “pescare” in quei database. E credo di aver capito bene, dal momento che anche il titolare delle indagini, Cantone, ha verificato che nessuno ci ha lucrato sopra, né ha tentato dei ricatti, come è tipico del dossieraggio. 

Se mai, potrebbe forse ravvisarsi un reato nel fatto che alcune notizie riservate siano state passate a dei giornalisti. Davvero poca cosa, rispetto al polverone sollevato. Ma se lo fosse, sarebbe un tipo di reato – e questo dovrebbero comprenderlo tutti – di cui si nutre la democrazia. Se no, nessuno avrebbe saputo dei rapporti economici tra l’ex sottosegretario e attuale ministro della difesa e le principali aziende italiane del settore della difesa e sicurezza. Cosa che fa indignare Crosetto, ma dovrebbe rassicurare tutti gli altri italiani. D’altronde, i precedenti sono molti, nel mondo intero.

Per finire, credo che, al peggio, qualche “ufficiale infedele” potrebbe dover rispondere del reato di abuso d’ufficio. Che, però, è un reato in via di abrogazione.

Poca roba, dopo tanto strepito. Orazio avrebbe detto: “parturient montes, nascetur ridiculus mus” (“I monti avranno le doglie del parto, nascerà un ridicolo topolino”).

Cesare Pirozzi