Se i gatti scomparissero dal mondo

Cosa faresti se scoprissi improvvisamente che ti manca una settimana da vivere, a causa di un tumore al quarto stadio? 

Probabilmente cercheresti di elencare le 10 cose che hai sempre voluto fare, ma che non hai mai potuto.

E se si presentasse il Diavolo e ti concedesse un giorno in più da vivere in cambio di qualcosa? Per esempio far sparire un oggetto: ogni oggetto scelto dal Diavolo sparirà dalla faccia della Terra.

Un postino, il suo gatto e il diavolo.

Questo è l’incipit del libro “Se i gatti scomparissero dal mondo”, fiaba moderna che affronta l’imprevedibilità della vita, l’incertezza del domani e i rapporti sospesi.

Attraverso una scrittura morbida, Genki Kawamura, è in grado di colpire in pieno l’animo del lettore. 

Questa è la storia di un giovane postino che vive quasi escluso dalla vita che lo circonda e trascorre le sue giornate insieme al suo fido compagno Cavolo, il gatto che è rimasto con lui dopo la morte della madre.

Inizialmente accetta l’offerta del Diavolo, pensando che in fondo il mondo è pieno di cose inutili. 

Purtroppo è il Diavolo a scegliere gli elementi che scompariranno. Ciò si rivolterà contro al protagonista.

Attraverso questa fiaba moderna l’autore riesce a esprimere ciò che pensa riguardo al domani, alle incertezze e ai rapporti, umani e non.

Apprezzare l’oggi, senza svalutare quello che è stato o quello che sarà, sembra un’impresa impossibile nella società moderna. 

Andiamo sempre di corsa, non ci fermiamo un secondo, perché ormai correre fa parte di noi. Non sappiamo cosa inseguiamo eppure fermarsi non è un’opzione.

 Non è una gara eppure ci sentiamo sempre in ritardo. 

Kawamura ci fa capire come persino la più inutile cosa all’apparenza, per qualcuno possa rappresentare persino una ragione di vita.

In questo modo l’autore ci lancia un messaggio importantissimo, già toccato da altre mani importanti, nella letteratura, ovvero che non è tanto importante la lunghezza della nostra vita, quanto l’intensità, la bellezza del singolo giorno.

Ed è proprio così che si conclude il libro, in una scapicollata discesa incalzata in bicicletta dal protagonista, pronto e deciso ad affrontare il presente, senza patti maledetti, senza trucchi.

Kawamura riflette sulla mortalità e la sua accettazione, in quanto possibilità di miglioramento della nostra condizione. 

In questo modo ci ricorda che anche se tutto corre, tutto va di fretta, ogni tanto ci farebbe bene, fermarci e guardarci intorno, apprezzare l’aria che ci spettina, la terra su cui camminiamo, le persone che amiamo.

E ricordarci che non è per sempre, ed è anche questo a renderlo bello.

Luca Baldi