Le luci bianche di Parigi

Angelica BasileSotto l’ombrellone quest’estate, oltre a riviste di gossip e romanzi rosa, sarebbe giusto lasciare uno spazio per Le luci bianche di Parigi di Theresa Révay. Non propriamente una lettura “leggera”, ma calzante per il momento che stiamo vivendo, di grande fermento sociale, politico. Un quindicennio, quello che si concluderà l’11 settembre di quest’anno, che ci ha messo nuovamente di fronte al terrore in Occidente, alla guerra, che avevamo dimenticato, comparsa questa volta sotto una nuova forma, che ancora non sappiamo capire e, quindi, vincere.
Il romanzo della Révay di storia parla molto, ma dice anche tanto dell’umanità. È ambientato nell’Europa bruciata dai totalitarismi, tra la Russia del 1917 e della Guerra Civile alla Germania hitleriana. In mezzo, la splendente Parigi degli anni ’30: la cité capitale della moda, della bellezza, della disinibizione, della libertà. È in questa Parigi che Ksenija, emigrata russa, incontra Max, ricco fotografo berlinese. Lei è una giovanissima donna straziata dall’aver visto morire il padre, generale dell’esercito brutalmente assassinato dai rivoltosi, e la madre; dall’aver preso le redini della famiglia, composta alla fine solo da lei, i suoi fratelli ed un’anziana balia. Lui vive alla luce di una scintillante carriera che lo vede su tutte le prime pagine dei rotocalchi più in voga.
Si incontrano per caso, in un giorno d’inverso del 1932, quando la seconda guerra mondiale era ancora impensabile, e il loro amore nasce e cresce sullo sfondo di alcuni dei fatti più importanti e brutali della storia umana. Rivivere, attraverso le loro storie, così lontane così vicine, le tappe che hanno segnato passo passo il percorso verso il baratro, noto tristemente con la forma di un campo di concentramento, di una deportazione coatta, di una dis-umanità di fronte alla quale chiudiamo ancora oggi gli occhi e le orecchie.
Il rischio, però, di questo gesto dal sapore infantile, alla ricerca di protezione da un dolore troppo grande per essere compreso, è però quello di dimenticare. Dimenticare ciò di cui un uomo è capace; dimenticare come un popolo in un secondo possa diventare complice del più grande crimine che la storia possa riportare; dimenticare come semplicemente la follia umana sia in grado di spazzare via tutto. Per non dimenticare, leggere è un ottimo primo passo.

di Angelica Basile

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