Addio alla libertà. Siamo scesi al 77° posto.

patrizia

E’ noto. L’Italia, nella classifica mondiale di Reporters sans frontieres sulla libertà di stampa, si trova al settantasettesimo posto. Troppo in basso per essere un paese che, nella sua costituzione, all’articolo 21, recita: “ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”.

Nel nostro paese i giornalisti se indagano, se approfondiscono argomenti scottanti in cui sono coinvolti poteri forti, mafie, politica, interessi economici rischiano di essere soggetti a minacce, spesso di morte. Occorre molta determinazione e voglia di verità per denunciare malaffare, lobbies, intrecci tra mafia e politica, occorre diventare quasi custodi di un fuoco sacro abbandonato, con la consapevolezza di rischiare, nella migliore delle ipotesi, di essere sporcati da calunnie, di vivere bersagliati da querele (non dimentichiamo che la querela è un importante mezzo di intimidazione), nella peggiore ipotesi di dover temere costantemente per la vita propria e dei propri cari.

Tutto questo è molto lontano da quanto nella nostra Costituzione, con lungimiranza, si era sottolineato e affermato come valore fondante nella nostra Repubblica.

Non c’è libertà se le testate sono nelle mani di pochi potenti, l’oligarchia ha il potere economico di uccidere, se lo vuole e, normalmente, lo vuole, la possibilità di esprimere il proprio pensiero. E’ difficile trovare la forza di sottrarsi alle indicazioni di chi paga, soprattutto quando non esistono molte possibilità di scelta, quando rinunciare ad un lavoro per un ideale, significa per molti perdere la possibilità di vivere in modo dignitoso.

Scrivere non dovrebbe voler dire essere eroi. Non dovrebbe neanche lontanamente significarlo. Scrivere dovrebbe essere un modo per trasmettere conoscenza, punti di vista diversi, non un salire in barricata, armati solo di un pc o di una penna, inermi contro chi usa altre armi di persuasione.

Nel nostro paese il mestiere del giornalista sta acquistando una doppia stridente connotazione che oscilla, nella percezione di chi legge, tra lo schiavo, da un lato, e l’eroe, dall’altro. Non si faccia satira, non si attacchi chi è incollato alla poltrona da decine di anni, non si scriva contro chi ha bravi e costosi avvocati, a meno che non ci si possa permettere altrettanto o non si sia nullatenenti e forti di cuore, perché con una bella querelina con richieste impressionanti di danni si rischia di doversi vendere ben altro che l’anima.

Siamo al 77°posto e con noi sono, in una situazione simile o peggiore, Cina, Russia, Turchia, Messico, Grecia, Giappone.

Posizioni di vera libertà sono godute nel Nord Europa, con Finlandia, Olanda, Norvegia, ai primi tre posti. E’ quasi superfluo sottolineare che si tratta di realtà sicuramente progredite e con un livello altissimo di civiltà.

Riusciremo a fare altrettanto e in breve tempo risalendo la china lungo la quale continuiamo a discendere? Non ci resta che sperarlo.

di Patrizia Vindigni

 

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