Romeo e Virginietta: Roma, la Raggi, le parole e i fatti

C’è qualcosa che non va a Roma, inutile negarlo. È fuor di discussione che la stampa politicizzata ci stia marciando sopra, mettendoci molto del suo, ma dall’altro lato i Cinque Stelle inquinano il dibattito, arroccandosi dietro il loro benaltrismo a buon mercato, rispondendo a chiunque “sì, e allora il PD?”. Il PD, cosa? Se mio figlio si frega una caramella, non dico al negoziante, “eh ma il figlio della Carloni si è fregato dieci caramelle”, vado da mio figlio e lo cazzio. Non faccio un “codice etico” per salvargli la faccia, partendo dal presupposto che gli altri possano sbagliare ed io no. L’autocritica, la capacità di autocondannarsi, non appartiene a Grillo, e dunque per una malata proprietà transitiva, nemmeno al popolo pentastellato.
Che poi i giornaletti scandalistici, tipo Libero, si divertano con titoli sessisti e clamorosi, non dovrebbe più stupir nessuno; Feltri ammise candidamente di essere a libro paga del suo padrone e di non farsi scrupoli a compiacerlo e, del resto, i pennivendoli per cui scrive, non hanno mai risparmiato insulti e invettive da mercato del pesce. D’altro canto, se ai Cinque Stelle piace il benaltrismo, si passino una mano sulla coscienza e si sputino da soli in un occhio per non aver mosso un dito quando sul Sacro Blog apparivano video sulla Boldrini, invettive contro la Boschi o quando Grillo etichettava la Montalcini come «vecchia puttana». Indignarsi per i titoli di Libero ma chiudere un occhio sulle intemperanze del proprio capo, è un atteggiamento da pecoroni.
Sulla vicenda Raggi, i sospetti sono tanti, le prove pochissime. Il caso Marra può connotare una forte ingenuità, prima che un’evidente malafede ma sulla questione Romeo e la polizza alla sindaca, in realtà ci sarebbe ben poco da dire.
Sebbene Oscar Giannino, dall’alto di una delle sue lauree inventate, asserisca che una polizza non possa essere intestata ad un beneficiario senza che questo lo sappia e la firmi, ho personalmente contattato più amici assicuratori, che mi hanno garantito che non c’è alcuna necessità che il beneficiario sia informato di esserlo, poiché, per fare un paragone terra-terra, la polizza è come un testamento, il beneficiario saprà di esserlo al momento in cui ne dovesse beneficiare. E questo non è garantito, visto che è possibile estinguerla o cambiare nome, prima che scada.
Se anche Oscar Giannino vaneggia di normative anti-riciclaggio, è opportuno fargli notare che non c’è alcun riciclaggio fintanto che i soldi restino saldamente infilati nel portafoglio dell’assicuratore.
Questo non cambia il fatto, però, che sia quantomeno sospetto che un funzionario del Comune indichi, come beneficiari di una polizza a vita, degli esponenti del M5S, tra cui la Sindaca. Né trasforma in verità il fatto che Grillo spacci per successi della Raggi, cose che non lo sono, elencando 42 punti, quasi tutti facilmente smontabili (e smontati) dai fatti.
La Raggi va condannata sicuramente per non aver fatto assolutamente nulla per Roma, la città è esattamente come l’ha trovata. Le belle parole ed i buoni intenti non possono far molto, Roma è la Capitale del malaffare, prima che della Nazione, avrebbe avuto difficoltà a gestirla una persona capace e onesta, figurarsi una onesta e pure incapace.
Se una cosa ci ha insegnato, l’amministrazione Raggi, è che l’Italia resta il Paese del pressapochismo, filosofia riflessa nella politica, nell’informazione, nella stessa mentalità del popolo, in grado di approcciarsi ad ogni problema col piglio del panettiere che discute di fisica quantistica.

di Marco Camillieri

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