Evasione elettorale e fiscale da un continente

Non date più retta alla realtà sopra l’asfalto: è menzognera in quanto ignara della sua vera essenza, coscienza e putrescenza. Se la legge elettorale detta Italicum era già una specie di Frankenstein, ora la Corte Costituzionale l’ha fatta ancora più a pezzi, mischiando tratti di maggioritario e di proporzionale, premio di maggioranza ed estrazione a sorte dei collegi dei capilista bloccati. Le ha detto: “Alzati e cammina, Legge Zombie, noi ti proclamiamo già immediatamente in vigore!”.

Ma tale sentenza vale solo per la Camera dei Deputati. Per il Senato – che doveva essere abolito dal referendum perso nei tombini da Renzi – è ancora in vigore il Consultellum, ossia la derivazione dal Porcellum di Calderoli, legge elettorale dichiarata altrettanto incostituzionale dalla Consulta nel gennaio del 2014. Le due leggi messe insieme formano un tale mostro a due teste e a quattro zampe marcianti in direzioni due per due opposte, da far uscire fumo solfureo pure dalle spente narici quirinalizie. Così ora le salme semisepolte dei partiti – che pensavano di far sbrogliare la matassa di fango e sterpi alle cariatidi ermellinate – devono riprendere la vanga in mano per disseppellire un nuovo tentativo. I loro sonni già agitati tornano a ripresentarsi in forma di incubi. Le viscere del Pd si stanno contorcendo tra un budello e l’altro e dentro ogni singolo budello: renziani, bersaniani, franceschiniani, gentiloniani, emilianei, nopoletaniani, giovani turchi, vecchi sderenati coi baffetti.

Le elezioni anticipate che avrebbero dovuto riportare presto nel sarcofago di comando Renzi subiscono lo slittamento di questa complicazione intestinale. Ecco allora che il ventrale smanacciare scivola sul ring viscido del congresso, della vivisezione elettoralistica, delle dimissioni del segretario. L’unica spinta stabilizzante è quella per la maturazione del vitalizio parlamentare al traguardo d’autunno. È la sola bombola d’ossigeno del nato già semiasfissiato governo Gentiloni. Ma cosa sono questi incipriati minuetti da cadaveri di superficie di fronte al demoniaco sabba sotterraneo che fa rimbombare di cupe esplosioni l’intero sottosuolo europeo? Da L’Aia, a Berlino, a Parigi si comincia già ora ad avvertire le prime scosse delle grandi collisioni elettorali che rischiano di sconvolgere ancora una volta la superficie del Vecchio Continente. Il 15 marzo prossimo si vota in Olanda, con in testa nei sondaggi gli euroscettici, nazionalisti e antislamici del Partito della Libertà. Il 23 aprile in Francia, con il Front National di Marine Le Pen a un passo dall’Eliseo. Poi in autunno in Germania, con Merkel alla sua quarta candidatura, tallonata da vicino dai populisti di destra dell’Afd e dai socialdemocratici di Schulz. Queste prime scosse in Italia si avvertono distintamente sotto forma di consistenti richieste economiche che ci rivolge la Ue. Dal sottosuolo, infatti, si vede bene che la spinta euroscettica che spinge i governi centrali a evadere per via elettorale dall’Europa è pura volontà di potenza contro la frontiera meridionale. Non solo quella mobile dell’immigrazione, ma anche quella immediatamente contigua di Grecia e Italia.

La manovra aggiuntiva di 3,4 miliardi che Bruxelles ci invita ad attuare, nel caso venisse disattesa non ci espone tanto al rischio di sanzioni quanto a quello di essere posti prima sul confine e poi fuori della Zona 1 di un’Europa a due velocità. Sia il deficit italiano – ossia la differenza tra entrate e uscite annuali dello Stato – che il debito pubblico – l’accumulo anno dietro anno di tale deficit – continuano a non rispettare le norme di rientro previste dagli accordi comunitari. La semplice, rude domanda cui deve rispondere Frau Merkel è: “Perché noi tedeschi dobbiamo continuare a pagare l’evasione fiscale, l’inefficienza, la mafia, il malaffare politico italiano?”. È vero, anche la Germania ha sforato a suo tempo i parametri e aiutato le sue banche, ma ha rimesso in sesto la propria economia.

Non è tanto la spesa pubblica in discussione, dato che essa può favorire la ripresa, quanto l’inefficienza, gli sprechi, gli abusi perpetrati dalla pletora di amministrazioni pubbliche sotto il flagello dell’ingordigia politico-clientelare. L’evasione fiscale italiana resta la più alta del continente. Il ministro Padoan si è vantato del recupero record di 19 miliardi. Sì, ma la nostra evasione ammonta a 180 MLD e quel 10% è acquisito non da un’azione della finanza contro gli evasori, ma dall’ennesimo premio in forma di condono elargito loro tramite il “voluntary disclosure”, ossia il rientro dall’estero di capitali occultati al fisco. Ma soprattutto qui nel sottosuolo non sfugge che – in accordo con il Rapporto Eurispes 2016 – a fronte di un Pil ufficiale di 1.500 miliardi, l’Italia ne ha uno sotterraneo di altri 540, cui si devono aggiungere ulteriori 200 derivanti dall’economia criminale. 740 MLD in più di Pil sommerso significa che – calcolando una tassazione del 50% – ci sono altri 370 MLD di evasione. L’ammontare totale dell’evasione fiscale in Europa è di circa 1000 MLD, di cui 860 di evasione e 150 di elusione. L’Italia da sola raggiunge il record continentale assoluto con quasi il 30% di tale illegale sottrazione economica. Percentuale che sale fino al 33,6% per l’evasione dell’IVA, preceduti solo da Romania e Grecia su questo versante che ammonta a 168 MLD di incassi europei in meno, pari a una perdita di gettito del 15,2%.

Eccolo il sottosuolo dei 19 MLD di recupero sbandierati in superficie dal nostro Ministro dell’Economia; il sottosuolo dei rimpiattini, dei girotondi, delle belle statuine giocate sull’asfalto, sui selciati, nei teatri e negli stadi d’Italia, mentre le scosse telluriche-elettorali d’un continente minacciano di ingoiare tutto giù per terra. Vi aspetto.

di Riccardo Tavani