Il mondo salvato dai ragazzini di Hong Kong
“Ma gli angeli, dopo tutto, sono pure dei ragazzetti/ anzi, più allegri, in quanto angeli, di tutti i ragazzetti possibili”. Lo scrive Elsa Morante in una delle poesie che compongono il suo poema pubblicato nel 1968 Il mondo salvato dai ragazzini.Qui prendiamo questo titolo come simbolo di tutti i ragazzini che sotto ogni cielo stanno cercando di transitare dal mondo offeso, stuprato, a quello salvato. Le ragazzine e i ragazzini di Hong Kong, di Greta Thumberg e del Fridays for Future, delle nostre Sardine. Ragazzine/i, sia chiaro, non solo per età anagrafica, anche se spesso è questo. Ma soprattutto per lo sguardo originario, innocente, allo stato nascente che sprigionano e ci comunicano. Situazioni, contesti, eventi diversi, anche lontani tra loro, ma il fatto stesso che sempre di ragazzine e ragazzini, in fondo, si tratti ci dice di quanto – nonostante il loro sorriso sereno – tremendo sia il passaggio di mondo che stanno tentando.
A Hong Kong davvero migliaia di adolescenti quattordicenni, quindicenni sono scesi nelle strade, nei viali dell’Università, subendo pestaggi, arresti, gassificazioni di micidiali lacrimogeni da parte della polizia della ormai più grande potenza economica e impero geo-politico del mondo: la Cina. Un confronto davvero impari. Hong Kong è stata colonia britannica fino al termine del secolo scorso. Tornando oggi sotto il controllo amministrativo della Cina, la città segna drammaticamente un confine mondiale ed epocale. Il confine tra il declino della democrazia e l’ascesa di un apparato tecno-scientifico che oggi il Dragone cinese incarna più aggressivamente che i vecchi imperialismi planetari dell’Otto-Novecento. Su quel parallelo geografico sta davvero un cruciale tramondo offeso e salvato. Con circa sette milioni di abitanti, Hong Kong è la città tra i più intensi traffici finanziari del globo. Per la Cina si tratta di un pezzo altamente strategico nella scacchiera del suo gioco espansionistico. Per questo la città deve essere ricondotta sotto il totale dominio cinese, ancora prima dei cinquanta anni di mantenimento di uno statuto speciale sancito dagli accordi internazionali. Sotto la corona inglese la metropoli ha sì goduto dei diritti amministrativi democratici, ma socialmente è l’area con la maggiore disparità di distribuzione economica di tutta l’Asia. Il vero confine, dunque, non è tra la vecchia democrazia occidentale e il tradizionale centralismo oppressivo e repressivo cinese, ma quello tra assolutismo turbo-tecno produttivo capitalista e un’inedita configurazione dei diritti politici, economici e sociali per la nuova era. Il divario delle forze in gioco tra impero e ragazzini è da vertigine dell’abisso. Non saranno certo risolutive le mosse del cavallo che le vecchie potenze – Usa e Gran Bretagna in primo luogo – avanzano appoggiando il movimento hongkenghese per indebolire il Grande Tecno-Mandarino. È certo, però, che oggi tutto l’Occidente, non per mere ragioni geo-tattiche, dovrebbe schierarsi con quei ragazzini, impedire che vengano brutalizzati, stuprati nei corpi come nelle speranze. Perché proprio in ragione di quella incommensurabilità di forze, solo la possibilità di uno sguardo ab origine, tabula rasa, può affermarsi quale necessità atta a rovesciare quella disparità apparentemente abissale.
Lo sguardo ragazzinesco, incommensurabilmente più di quello adulto, vintage, sta transitando dal coagulo indurito di falsità sulla superficie alla stratificazione geologica del sottosuolo, compiendo una reale radiografia e trasmutazione dell’era.
Scrive il giornalista Luigi Irdi sulla sua pagina fb: “Le Sardine sono un movimento che di politico-politico, nel senso della vocazione amministrativa, ha ancora ben poco, forse nulla. Però ha molto di strategico-filosofico. Esprimono innanzi tutto un richiamo alla verità. Pongono un problema di conflitto tra realismo, inteso come stato autentico delle cose e menzogna, la menzogna che pervade soprattutto in rete la percezione del reale. Le Sardine ci stanno ricordando a voce alta (era ora!) che la realtà è un’altra cosa, che non è quella che ci raccontano gli immensi sforzi propagandistici della politica”.
Dovremmo preservare e garantire a noi stessi – qualunque sia la nostra età – la possibilità, anzi la necessità di essere riattraversati da uno sguardo originario, perché esso – non avendo davvero un tempo cronologico – è il solo in grado di scavalcare danzando le aberrazioni ottiche, di visione irrigidita della storia umana. Scrive Elsa Morante in altri versi del suo Il mondo salvato dai ragazzini: “… come davanti a uno spettacolo buffo si dànno/ liberamente a un’ilarità indescrivibile/quasi sfiatandosi dal gran ridere e ballando/ per più di mezzo minuto là sospesi nel cielo”.
di Riccardo Tavani