I dati istat sulla violenza alle donne non raccontano storie d’amore

Ciao donne! e ciao uomini! Avete letto gli ultimi dati istat? Avete avuto voglia di perdervi nella lettura delle percentuali che riguardano la violenza sulle donne? No? Peccato perché sono interessanti.
I dati istat raccontano storie, sotto numeri, che ci dovrebbero far riflettere. E non solo gli uomini, ma anche tutte noi donne dovremmo cercare di capire quanto c’è ancora da costruire per eradicare preconcetti e limiti. Per crescere insieme in modo sereno, isolando chi non sa adattarsi alle regole della pacifica convivenza.

La raccolta di dati ha evidenziato, pensate un po’, che, ancora oggi, c’è chi ritiene accettabile che in un rapporto di coppia “ci scappi uno schiaffo”. Ogni tanto, non sempre, ma ci sta … parliamo del 6.2% della popolazione. Tanti, troppi. E alcuni, circa il 7.4%, pensano che un ragazzo possa permettersi di schiaffeggiare la propria ragazza se la vede flirtare con qualcuno. Perché semplicemente infastidirsi o discutere o anche mollare la propria compagna non sembrerebbe sufficiente. Normale? Accettabile? Sarebbe più corretto dire INCIVILE. Tra l’altro se domandate alla gente perché tutto questo accade la risposta è ancora più assurda: accade perchè la donna è considerata una proprietà dal 77%. Verrebbe voglia di scrivere su tutti i muri: Nessuno è di nessuno. Non è possesso quello che ci lega ad un altro, è una scelta che può rinnovarsi ogni giorno, ma solo se lo si vuole.
L’idea di proprietà finisce con il giustificare quelle reazioni violente che spesso sfociano in omicidi. E’ un tipo di amore, senza qualità, che possiamo solo augurarci di non incontrare mai. E’ un amore ipocrita e bastardo, che concede un’illusione di relazione, di protezione, ma che alla fine si rivela sempre primitivo e odioso.

E ancora oggi donne e uomini, quasi il 25%, continuano a ritenere che, se una donna viene violentata, spesso se l’è cercata per il modo in cui era vestita. Fare un distinguo? La sfortuna di chi subisce violenza sessuale è solo quella di aver incontrato uomini senza morale, educazione, coscienza, senza rispetto per il prossimo e in particolare senza rispetto per il genere femminile, considerato da questi esseri mononeuronati solo come una cosa di cui approfittare e godere. Maschi che non sarebbero mai dovuti nascere e che dovrebbero marcire nel fondo di una galera senza possibilità di essere riammessi in un contesto civile.
E’ impressionante il numero di donne che ha subito nel corso della propria vita una violenza fisica o sessuale. In percentuale è il 31.5 % delle donne di età compresa tra i 16 e i 70 anni. In numeri oltre 6 milioni. Le donne vengono maltrattate, spinte, picchiate, toccate, subiscono attenzioni non gradite e spesso i molestatori o violentatori sono persone loro vicine: partner, amici. Più raramente altre persone.

A questo dato si aggiunge che il 39.3 % ritiene che, se una donna non vuole veramente un rapporto sessuale, riesce ad evitarlo. Sarebbe interessante capire come. Se hanno una ricetta magica che la diano! Purché non si chieda alle donne di chiudersi in casa e non uscire… questo andrebbe imposto alla parte violenta non a quella violentata.

Dulcis in fundo o, forse, sarebbe meglio dire in cauda venenum … c’è anche chi ritiene che una donna seria riesce ad evitare la violenza sessuale. Sarebbe interessante capire cosa si intende per donna seria, in primo luogo, e come faccia questa fortunata donna, in secondo luogo, ad evitare di essere violentata. Se la risposta ancora una volta è che una donna seria sta rintanata in casa, non frequenta luoghi pubblici, tiene gli occhi bassi, non sorride e attende tra le mura domestiche l’uomo della sua vita, imparando a cucinare e spolverare, senza aspirazioni di nessun genere, forse questa è una violenza di genere ancora più difficile da estirpare di quella fisica. Ah! dimenticavamo la percentuale… il 6.2%. Non male come numero.
Stereotipi di cui non ci si riesce a liberare. E la colpa è anche di noi donne perché, dopo tanto aver lottato, ci siamo fermate, accontentandoci, senza più chiedere, quasi vergognandoci di farlo. Vivere da libere comporta certamente fatica, assunzione di responsabilità e capacità da sviluppare. Vivere da libere in sicurezza è qualcosa che va garantito ad ogni donna, con la collaborazione di tutta la parte maschile del mondo.

di Patrizia Vindigni