Ritorno al passato: un muro

Dopo aver vinto le elezioni Donald Trump ha mantenuto i suoi impegni in politica estera, in particolare ha deciso di costruire un muro al confine con il Messico lungo 3000 km. Ciò verrebbe fatto contro la crescente immigrazione clandestina da lui indicata come una piaga della società americana. E’ il suo cavallo di battaglia che gli ha fatto vincere le elezioni in un America inquieta dove è riesplosa la questione razziale e della criminalità comune, che viene associata in gran parte ai messicani irregolari, bollati come “criminali, trafficanti di droga e stupratori”. A nulla sono valse le critiche del papa che in Messico aveva predicato contro tutti i muri e la mancata accoglienza degli immigrati. Il progetto è ancora fumoso, ma dovrebbe lambire quattro stati Usa e sei stati messicani e si rifarebbe alla grande muraglia cinese. Il costo previsto si aggirerebbe attorno di 8 miliardi di dollari, al 100% a carico del Messico. Il nuovo presidente in una intervista rilasciata al Washington Post ha affermato che se il non accetterà di pagare una somma una tantum dai 5 ai 10 miliardi, verranno tagliati parte dei fondi per il Messico attraverso i bonifici. Secondo la Banca Centrale messicana, nel 2015 i cittadini che vivono all’estero hanno inviato a casa 25 miliardi di dollari per lo più sotto forma di bonifico. E per Trump “la maggior parte di tale importo viene da immigrati illegali. La cifra, però riguarda i contanti in arrivo da tutto il mondo e gli esperti affermano che è difficile tracciare quanti soldi vengono inviati dai messicani clandestini rispetto a quelli che vivono legalmente negli USA. Ma il neo presidente vuole deportare i circa 12 milioni di irregolari stimati in America.

Da come si nota il nuovo corso decisionista e la politica estera di Trump appaiono aggressive e votate alla discriminazione razziale. L’America in questo caso sembra arretrare nel periodo successivo al secondo conflitto mondiale, quando gli afroamericani soprattutto negli stati del sud venivano presi come capro espiatorio, picchiati e qualche volta anche uccisi. Da allora sono stati fatti notevoli passi avanti, grazie a personaggi come Martin Luter King e Malcom Mix. Oggi, tuttavia si vuole costruire un muro impedendo ai messicani di entrare in America. Bisognerebbe però ricordare che i muri sono segno di inciviltà e, che la grandezza di una nazione si vede soprattutto dall’integrazione della diversità nell’unità.