PIIGS: come trasformare uno Stato in macinato di maiale

Pigs in inglese significa porci, maiali. Piigs – con due “i” – rimanda per assonanza allo stesso significato ma è un acronimo che sta per “Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia, Spagna”. Acronimo coniato nel 2008 dalla prestigiosa rivista inglese “The Economist”. Sono gli Stati maiali dell’economia europea. Brutti, sporchi e cattivi per i vizi strutturali delle loro economie. Questi Stati sono sotto un duplice tiro al bersaglio: quello della tecno-speculazione finanziaria globale e quello delle dure misure restrittive prescritte dalle istituzioni economiche europee e mondiali. Ma stanno davvero così le cose? Tre film-maker italiani – Adriano Cutraro, Federico Greco e Mirko Melchiorre – sono voluti andare a fondo della cosa. E l’hanno voluto fare partendo simultaneamente sia dal vertice della teoria economica e della conoscenza umana, sia dalla base sociale che vive in ogni suo respiro e atto quotidiano l’applicazione di quelle misure restrittive. Il film inizia proprio da questo scosceso frangente. Va a visitare una cooperativa socio-sanitaria a Monterotondo, una località alle porte di Roma. È “Il Pungiglione”, cui Bruce Springsteen, nel suo concerto di Roma, ha dedicato la canzone “The Gost of Tom Joad”. La politica di austerity dell’Eurozona, il cosiddetto fiscal compact, l’obbligo al pareggio di bilancio, i drastici tagli alla spesa sociale stanno decretando la condanna a morte – senza possibilità di appello – di questa apprezzata cooperativa che opera da circa vent’anni nel suo territorio, assistendo e offrendo dignità umana, istruzione e speranza a 150 disabili. La cooperativa vanta un credito di un milione di euro da Comune e Regione Lazio ma non riesce ad averli, così che i suoi 100 dipendenti sono ormai ridotti allo stremo, senza più reddito e sulla soglia della disoccupazione.

Gli autori del film sono andati a bussare alle porte di prestigiosi economisti e intellettuali che da anni stanno esplorando gli ambiti più nascosti dell’attuale crisi. L’indagine – durata ben cinque anni – smonta pezzo per pezzo i più accreditati dogmi che sono stati dati fideisticamente in pasto all’opinione pubblica mondiale, senza alcuna verifica critica da parte dei grandi mass-media e degli economisti mainstream. Come è possibile che questi dogmatici provvedimenti non solo hanno impedito ai paesi in questione di risollevarsi, ma ne hanno così vistosamente aggravato la situazione da configurarsi ormai come una vera e propria minaccia sociale. La medicina si è dimostrata ben più deleteria del male che proclamava di curare. Non si è trattato però tanto di un errore di diagnosi e prognosi, ma di un vero e proprio intento di rastrellamento, concentrazione di ricchezze su scala planetaria e di immiserimento di intere popolazioni. Lo dimostrano le statistiche ufficiali, come quella del 2016 del Censis, secondo la quale sono ormai 11 milioni le persone che in Italia hanno rinunciato alle cure sanitarie. O quelle dell’Istat che indicano a ormai 7 milioni le persone sulla soglia della povertà e al 43% la disoccupazione giovanile, secondo quanto riferito dall’Agenzia Rueters.

Le persone ascoltate e che hanno collaborato gratuitamente a questa indagine sono di diversa provenienza disciplinare e geografica ma sempre di altissimo livello. Noam Chomsky, filosofo e linguista, definito dal New Times “probabilmente il più grande intellettuale vivente”; Yanis Varoufakis, ex ministro delle finanze greco; Paul De Grove, della prestigiosa London School Economics; Erri De Luca, scrittore italiano; Stephanie Kelton, capo del budget del senato statunitense e consigliere economico di Bernie Sanders; Federico Rampini, corrispondente da New York di Repubblica; Warren Mosler, Insider finanziario, esperto di sistemi monetari; Stefano Fassina, economista e politico italiano; Marshall Auerback, prestigioso economista e giurista canadese; Paolo Barnard, giornalista e saggista conosciuto dal pubblico italiano per le sue tanaci denunce televisive sulle storture del sistema euro. A condurre il filo logico e narrativo dei vari aspetti del film è la voce dell’attore italiano Claudio Santamaria. Un’inchiesta appassionante – come un vero e proprio film narrativo – che con un linguaggio chiaro sbroglia le più aggrovigliate matasse – se non addirittura misteri – dell’attuale crisi economica e sociale mondiale. Matasse imbastite di madornali errori di calcolo, sbrigativi pressapochismi, scandalosi conflitti d’interesse e lucidissime, spietate malversazioni del potere economico mondiale. Ognuna di queste autorevoli voci getta un suo sguardo illuminante su particolari lati e dati occulti di questo groviglio, fornendoci uno strumento critico necessario per non farci imbottire il cervello da ulteriori falsità e fake-dogma. Tutto il film si configura così, alla fine, come un potente e convincente controcanto alle più stridenti sguaiatezze di quell’assordante coro mediatico che ci sta scaraventando Stati e popolazioni tra il più vorace tritacarne umano della storia moderna per farne macinato di maiale. Per tutto questo esso merita il consiglio: assolutamente da vedere.

di Riccardo Tavani