AL VOTO! AL VOTO! (o forse no)

Tutti dicono di volere andare a votare, ma il voto si allontana…

Dopo il giusto monito del Capo dello Stato, affinché sotto questo “governo di scopo” il Parlamento partorisca finalmente una legge elettorale condivisa, completa e…costituzionale, sembrava che le parti più consistenti del nostro spezzettato panorama politico si fossero infine messe d’accordo. Eravamo giunti persino al punto di dargli un nome, alla legge accettata dal PD, dal M5S, da FI e dalla Lega, sempre col solito latino maccheronico usato per tutte le precedenti leggi elettorali (Mattarellum, Porcellum, Italicum…): poiché molto blandamente ispirata al sistema elettorale germanico, prima ancora di essere votata, era stata già battezzata Tedeschellum…
Poi, fulmine a ciel sereno, arrivò l’emendamento Biancofiore sull’elezione di 17 parlamentari del Trentino Alto Adige, a dare la scusa a tutte le parti per dividersi, litigare sulle responsabilità e mandare tutto a monte. Che il motivo sia stato il voto in blocco (forse non-annunciato in commissione) del M5S, o quello dei soliti franchi tiratori in seno al PD, sull’approvazione di questa modifica del testo i due maggiori partiti hanno trovato una buona scusa per sottrarsi alle proprie responsabilità e per…rinviare, ancora una volta, la data del voto. Ovviamente, cercando di addossare ad altri la colpa di questo fallimento, di fronte all’elettorato.
A parole non c’è partito tra i maggiori (ovviamente, ché i minori rischierebbero di sparire) che non avesse espresso l’intenzione di andare al più presto al voto anticipato. O con l’arroganza di Renzi, o con la saccenza dei grillini, o col neo perbenismo berlusconiano, o col populismo leghista, tutti si erano detti pronti ad andare al più presto alle urne. Ma, come ha dimostrato anche la May in Gran Bretagna, l’essere tra quelli che propugnano il voto al fine di rafforzarsi, non sempre è una mossa che paga e, la concomitanza delle scadenze parlamentari, tipo la legge di bilancio, non sempre è cosa conveniente: chi governa può usarla per fare campagna elettorale, lasciando però le casse vuote a chiunque poi arrivi a governare.
Forse, data la situazione attuale, non sarebbe strano ritrovarsi ad una tornata elettorale più o meno nei tempi della scadenza naturale del mandato: a Gentiloni, si lascerebbe il peso di fare il lavoro necessario, senza dargli alcun credito per quanto fatto e lasciando ai contraenti il tempo per impostare la solita (assurdamente) lunga campagna elettorale, per stringere accordi sul dopo-voto e placare ogni faida interna, al momento di stilare le candidature.
Quindi, ormai sembrerebbe avvicinarsi sempre più al 2018 la decadenza di questo parlamento e le nuove elezioni politiche. A Renzi fa anche comodo, poiché il suo principale avversario, il M5S, col passare del tempo mostra sempre più le sue contraddizioni interne e la sua inadeguatezza a governare, sgonfiando progressivamente la sua bolla di consenso, attraverso perplessità e delusioni dei suoi sostenitori: oramai è palese che “uno vale uno”, è uno slogan che non esiste più e che, a parte certe (lodevolissime) iniziative di limitazione degli stipendi della casta politica, il loro incedere in Parlamento o nelle amministrazioni locali, non porta molti frutti. Alle stampelle del governo, (Alfano e Verdini), avere un po’ più tempo torna utile per riuscire ad associarsi in qualche modo o con Forza Italia o con lo stesso PD, per non sparire del tutto. Ai leghisti, questo lasso di tempo potrebbe servire per addolcire la propria linea populista (che ha preso batoste in tutta Europa) verso una un po’ più governativa e più federata al centrodestra. Forse i grillini sono gli unici che hanno qualcosa da perdere da questo rinvio del voto, ma possono sempre usarlo per serrare le fila dei suoi duri-e-puri, leccarsi le ferite dell’ultima tornata elettorale locale (oggettivamente una batosta: l’unico che è andato bene è un fuoriuscito dal Movimento, Pizzarotti), far concludere qualcosa ai suoi sindaci e, magari, ristabilire un po’ di ordine al suo interno.
Quindi, mentre tutti ancora si dicono pronti ad andare quanto prima al voto, è probabile che si stia preparando un sommesso rinvio di questo. Anche perché dopo l’ultima sterile discussione, ora per la nuova legge elettorale, bisognerà ricominciare da capo…

di Mario Guido Faloci