Le spiagge dell’indifferenza

“Con la mente e con il cuore, con speranza e senza vane nostalgie, come un figli che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede, sogno un nuovo umanesimo europeo”. Sono parole del Papa di appena un anno fa, in occasione del premio Carlo Magno, ricevuto per il suo “straordinario impegno a favore della pace, della comprensione e della misericordia in una società europea di valori”.
Ha parlato di sogni e di immigrati davanti a Schulz, Tusk, Juncker, Merkel e i leader di mezza Europa. Quella Europa che sbarra la strada, chiude i fronti, sigilla i porti, pur di non far entrare nessuno. O meglio, pur di non far entrare gli immigrati.
“Sogno un’Europa che si prende cura del bambino, che soccorre come un fratello il povero che arriva in cerca di accoglienza perché non ha più nulla e chiede riparo”.
Il Papa parla di figli, di bambini, di fratelli, di madri. Lo fa riferendosi al continente e agli stessi migranti.
In Italia intanto, i populismi e le destre (e a volte non soltanto loro) riprendono vigore e forza proprio andando contro questi temi. E sulle spiagge italiane va in scena quello che Gino De Vecchis, docente di geografia dell’Università La Sapienza di Roma, definiva il “paradosso del turismo”. Quel mare mediterraneo ricercato per la sua bellezza, le sue acque, la sua sabbia è lo stesso mare ricercato, dal fronte opposto, come speranza di vita, non di guadagno, di salvezza.
Sono proprio le spiagge, anzi una vicenda in particolare, a suggerire una riflessione. Castiglione della Pescaia, provincia di Grosseto, due ragazzi tentano invano di infilare l’ombrellone. Non ci riescono, sono le due del pomeriggio e fa un caldo bestiale. Restano quasi un’ora a premere sulla sabbia mentre tutta la spiaggia li guarda, chi con divertimento chi con indifferenza. Nessuno si alza per offrirgli una mano, un consiglio, un aiuto.
Si ferma solo un ragazzo di colore, che stava passando per vendere gli occhiali da sole. Si ferma, dice qualcosa ai due ragazzi, si spostano di un metro, e insieme mettono l’ombrellone. I due gli offrono un po’ d’acqua, un frutto, e lui riprende il cammino.
Un gesto semplice, scontato, ma dalla carica incredibile se in mezzo all’indifferenza generale.

di Lamberto Rinaldi

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