Ius soli nella lunga battaglia italiana

Per “ius soli” si intende un’espressione giuridica che attesta il diritto ad avere la cittadinanza del paese di nascita: se genitori di nazionalità diverse hanno un figlio in Italia, qualora valesse lo ius soli nel nostro paese, quel bambino avrebbe diritto alla cittadinanza italiana.

Tuttavia in Italia vige lo “ius sanguinis”, il “diritto di sangue”: si eredita la cittadinanza dei genitori, del sangue appunto, indipendentemente dal paese di nascita.

Poniamo il caso di un bambino figlio di genitori etiopi: se nascerà in Francia o in America varrà un “diritto di suolo” grazie al quale acquisirà la cittadinanza francese o americana, in Italia invece non avrà diritto alla cittadinanza ed acquisirebbe quella etiope dei genitori.

Da anni assistiamo ad una lunga querelle politica tra fazioni opposte: il 12 ottobre del 2015 si è giunti ad un primo approdo e lo “ius soli” è stato approvato alla Camera. Da lì non ci siamo più mossi e ora la legge ristagna da oltre un anno a Palazzo Madama.

Entro fine marzo è chiamata ad esprimersi la commissione affari costituzionali, organo del Senato deputato alla valutazione delle leggi secondo quanto stabilito dalla nostra Costituzione.

Nel frattempo però non dimentichiamo che il 16 febbraio del 2016 è stata approvata una legge che permette, a ragazzi “stranieri” nati, cresciuti e pasciuti, in Italia, di essere tesserati nelle società sportive come qualsiasi “italiano”. Ovviamente anche in questo caso c’è una falla: la legge non chiarisce perché, sebbene siano tesserati, non possano entrare a far parte della Nazionale Italiana, di qualsiasi sport. Bisognerebbe chiedere al Ministro Lotti, tra un tribunale e l’altro.

I numeri per l’approvazione della legge in Senato sembrano esserci: si sono detti contrari al Ddl 89 senatori, contro 167 favorevoli.

Lo ius soli sembra essere andato anche oltre le divisioni interne, tra i 99 senatori Pd e i 14 “scissionisti” di Mpd pronti a sostenere il progetto di legge. Il presidente del Pd, Matteo Orfini, ha persino valutato l’ipotesi di porre la “fiducia” pur di vedere la legge approvata.

I pentastellati invece si oppongo alla proposta e dal loro blog commentano: “Al compimento del 18° anno di età potranno scegliere”. Come sempre però preferiscono affidare la decisione ai cittadini e invocano un referendum popolare che informi la cittadinanza circa pro e contro dello ius soli.

I contrari ovviamente giocano la carta della “priorità”, tra Maurizio Lupi (Area Popolare) che non la ritiene tale, Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia) che gira la domanda al primo ministro Paolo Gentiloni, chi addirittura invoca un casus belli (tanto per rimanere sul latino) per far cadere il governo e infine il leader della Lega, Matteo Salvini, minaccia “barricate in Parlamento”.

E’ bene precisare che la cittadinanza ipso facto andrebbe a quei bambini e ragazzi che hanno concluso almeno un ciclo scolastico e i cui genitori godono del permesso di soggiorno.

Esattamente a tutti quei giovani nati e cresciuti qui, che amano pasta e pizza in ogni salsa, alternano perfettamente dialetto e italiano, la domenica tifano per la loro squadra e magari suonano anche il mandolino.

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