Come ‘r sumaro de San Giuseppe che staccò ‘r trotto a cinquant’anne*

di Pietro Lucidi

Ci sono due modi di vivere la vita.

Uno è pensare che niente è un miracolo.

L’altro è pensare che ogni cosa è un miracolo.
(Albert Einstein)

È proprio vero che ci sono quelli che vedono miracoli anche nelle più elementari espressioni del vivere quotidiano e che presentano come stratosferiche conquiste anche l’esser riusciti a salire il primo gradino della più facile rampa casalinga di scale. Che dirgli? Boh! Ci limitiamo ad un quasi autoassolutorio tuffo nel dubbio, interrogandoci in merito alla nostra congenita idiosincrasia allergica verso ogni artificioso, velleitario, sciocco e volgare tentativo di trasformazione del semplice esistente e del solito e quotidiano vivere popolare in un ricercato e ridicolo snobismo o in ogni altro sottoprodotto che, pur essendo di scarso valore sociale, culturale o artistico, viene spacciato per eccelso risultato dell’ingegno umano, ed allora, i lorsignori autopresunti ed autoreferenziali dotti entrano in scena ed iniziano a parlare, totalmente a sproposito, di cultura. Li ascolti o li leggi in qualche loro sproloquiante ed apodittica affermazione e questo vuoto ciarlare fa venire in mente, a chi ha potuto godere delle irresistibili uscite di Ennio Flaiano, scrittore ed umorista del secolo scorso, una sua celebre frase: “Oggi il cretino è pieno di idee”.

Non sanno nulla e pensano di sapere tutto e ciò chiaramente indica, per parafrasare G.B. Shaw, almeno in tanti contemporanei tuttologi, pieni di boria e vuoti di zucca, una propensione verso una abietta ed inutile carriera politica. “Inutile”, almeno per gli altri e per il popolo e Redditizia solo per loro! È però di tutta evidenza come tale negativo commento non possa assolutamente essere attribuito ad ogni essere dedito a quella nobile attività politica che, secondo i greci, era indirizzata a concorrere al bene ed i politici si sentivano realizzati nel raggiungimento del bene comune e nella partecipazione alla vita collettiva della polis. Ce ne sono tanti dediti onestamente a cullare il sogno di una vita migliore per i più umili e spendono a tal fine energie e giorni della loro vita. A costoro tanto di cappello! Loro sono quelli che hanno affrontato la vita pensando che niente è un miracolo e tutte le conquiste umane sono state il risultato di lotte, di sudore e di sacrifici. Sono invece i lorsignori autopresunti ed autoreferenziali dotti, ovviamente pieni di boria, che, in quanto tali, pretendono per loro ogni possibile, immaginabile ed impensabile beneficio e per raggiungere il loro scopo sanno sfidare ogni legge di gravità ed effettuano tripli ed anche quadrupli salti acrobatici e sono disposti a perdere ogni dignità umana, convinti come sono che il fine (sempre quello loro) giustifica ogni inverecondo mezzo. Ed ormai questo sembra essere il panorama politico per una larga parte dei politicanti e questa ottusa ostentazione, non convenientemente combattuta da parte di chi dovrebbe rappresentare valori diversi, sta contagiando, in ciò favorita da un sistema informativo volgarmente prono agli interessi di lorsignori, sempre più vasti strati della società. Il mondo che ci circonda, dopo un po’ diventa normale, ed il malaffare non fa più notizia, così come un arcobaleno dopo pochi minuti non viene più guardato.

Guai a sottovalutare tale stato di degrado etico, politico e pure culturale. Un noto politico disse che questo tipo di lorsignori hanno il fiato corto e sono pertanto innocui. Ma davvero pensate che sia così semplice? Sempre Flaiano ebbe a scrivere: “Quando mai uno stupido è stato innocuo? Lo stupido più innocuo trova sempre un’eco favorevole nel cuore e nel cervello dei suoi contemporanei che sono almeno stupidi quanto lui: e sono sempre parecchi.

Sarà dunque fondamentale che ogni ambizione politica sia fondata sulla conoscenza e che tale conoscenza dei problemi reali della popolazione si trasformi in una azione volta a favorire una società più equa e non più ancorata a favole, come quella in base alla quale il “somaro di San Giuseppe staccò il trotto alla veneranda età di 50 anni”

   *Espressione udita ad Allumiere e presa in prestito nella convinzione che sia altamente evocativa di un discutibile modo, oggi purtroppo molto diffuso, di approccio ai problemi della quotidiana esistenza, marcato da una eccessiva creduloneria nei confronti di alcuni lorsignori

 

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