De Masi, il sorriso in un pensiero profondo

Le parole, i pensieri, i fatti del futuro già si trovano a camminare nel sottosuolo di quello che noi chiamiamo tempo. Quasi la semina di un eterno presente. L’arte della semina, però, non consiste soltanto nel lanciare bracciate di semi sul campo. Il terreno va preparato, vangato, rivoltato, rastrellato, livellato, bagnato. E i semi, una volta sparsi, è necessario proteggerli, coprirli. I sistemi tecnologici di oggi fanno tutto rapidamente, meccanicamente, con sempre maggiore precisone e meno fatica fisica. Domenico De Masi, coltivatore di parole e idee, è stato e rimane un maestro nell’arte e nella scienza della semina esistenziale. Arte e scienza, perché di cosa ha bisogno un seme? Di ozio silenzioso, sorridente. Senza di questo non si dà alcuna possibilità che la semina si manifesti al mondo in forma di parole, idee poeticamente, scientificamente politicamente, socialmente elevate. I corrispondenti fatti dell’eterno presente in cammino sono dunque per De Masi soprattutto la preparazione e la semina di quello che lui chiama l’ozio creativo. Questa sua espressione è d’altronde la sintesi stessa del sorriso in un pensiero profondo da lui manifestata nel suo eloquio, nei suoi incontri pubblici, in tutta una vita di insegnamento. E la sua attualità. 

Qualche mese fa conducevo, al Cinema Farnese, un conversazione con Mario Martone che presentava al pubblico romano il suo film su Massimo Troisi Laggiù qualcuno mi ama. A un certo punto del dialogo, proprio mentre stavo facendo una domanda a Martone, noto che confuso tra il pubblico c’è anche lui con sua moglie Susi. Dico al microfono: “Salutiamo il professore De Masi che qui al Farnese è ormai di casa”, e subito il regista napoletano esclama: “Mimmo dove sei, non ti vedo!”. E lui da quasi in fondo la sala: “Non voglio dire niente, Mario. Solo grazie per questo film”. Ecco: Non ti vedo Mimmo! può essere la metafora della sua scomparsa. Non lo vediamo, ma lo sentiamo ancora. Dal fondo di quel cinema interiore che proietta il film del tempo, ossia la processione cronologica delle scene esistenziali sullo schermo della coscienza.

De Masi ha un rapporto costante con il cinema, sia come semplice, anonimo spettatore, sia perché spesso invitato a parlare di film. Lo ricordo, sempre al Cinema Farnese, cinema con il quale collaboro da anni, quando con Renzo Arbore viene a presentare Così parlò De Crescenzo, il film realizzato nel 2016 da Antonio Napoli, il nipote di Luciano De Crescenzo. Mimmo De Masi non solo ha praticato, ma anche teorizzato nella sua dottrina, la felicità creativa di pensiero dei gruppi d’amicizia, fondati sul piacere conviviale di stare insieme, scambiarsi battute ironiche e dibattere anche animatamente di idee serie. De Masi fa l’esempio, tra gli altri, del Bloomsbury Group, il circolo di intellettuali creato dalla scrittrice inglese Virginia Woolf agli inizi del ’900. In quello di Napoli c’erano, insieme a lui, altri professori universitari, come Lucio Villari ed Enzo D’Elia, scrittori, registi, attori, cantanti, show man, quali Renzo Arbore, Luciano De Crescenzo, Massimo Troisi, Mario Martone. “Unico regola non scritta tra noi – dice Arbore quella sera al Farnese – è mai parlare male degli assenti”. Pronto ribatte De Masi, facendo scoppiare la sala in una risata: “Infatti, Renzo, non potendo più parlare male di Luciano in sua presenza, adesso ne voglio parlare di te davanti al pubblico”.

Una lectio magistralis – sinteticamente fulminante – la tenne introducendo Il giovane Marx, il film del 2017 di Raoul Peck. La sociologia di De Masi deve molto al filosofo tedesco, proprio su quegli aspetti dell’avanzamento tecno-scientifico e del tempo di lavoro che lui ha cercato di tradurre nella nostra contemporaneità. Reddito universale, drastica riduzione dell’orario di lavoro, più tempo dedicato alla vita, al pensiero, allo svago, all’ozio, sono i temi del suo intervento nel dibattito e nell’azione politica presente, anche attraverso il dialogo, la collaborazione con Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle.

Al Cinema Farnese, proprio quest’anno, Domenico De Masi ha realizzato una serie di affollatissimi incontri politici, raccolti sotto il titolo di Destra/Sinistra, tra i maggiori, intellettuali, filosofi, storici, sociologi dei due campi. Tra essi, solo per fare due nomi, Franco Cardini e Massimo Cacciari. Erano incontri organizzati per la scuola de Il fatto Quotidiano. Una scuola da lui ideata, edificata e alimentata, proprio sulla scorta di quella sua maestria e scienza della preparazione del campo per la semina dell’ozio come pensiero.

Conosciutissimo anche in Brasile, De Masi era fermato, salutato per strada, apprezzato da tanti. Non ultimo dal suo attuale presidente Inácio Lula da Silva. Postando una sua foto con De Masi scrive Lula: “Un intellettuale instancabile, appassionato, difensore delle cause sociali, delle conquiste umane, per un mondo più giusto e solidale. L’ho incontrato l’ultima volta tre mesi fa”. Mesi, Masi: Mimmo non ti vediamo, ma ti sentiamo ancora”. 

Riccardo Tavani