L’Impero delle Terre Rare sbrana

Ve le mettiamo giù subito tutte le Terre Rare, ma non consideratele semplici minerali. No, sono diventate, malgrado loro, vere e proprie armi da guerra. Guerra economica, commerciale, tecnologica, ossia conflitto militare vero e proprio. Eccole, in ordine di numero atomico sulla Tavola Periodica degli Elementi: 21 Scandio, 39 Ittrio, 57 Lantanio, 58 Cerio, 59 Praseodimio, 60 Neodimio, 61 Promezio, 62 Samario, 63 Europio, 64 Gadolinio, 65 Terbio, 66 Disprosio, 67 Olmio, 68 Erbio, 69 Tulio, 70 Itterbio, 71 Lutezio. Sono 17 e sono oggi vitali, fino all’ultimo respiro, per le applicazioni tecnologiche digitali, e dunque pure per ogni tipo d’arma e interi sistema d’armi del presente e dell’immediato futuro. E la guerra servono a farla proprio al fine di razziare altre materie prime e fonti energetiche ovunque si trovino e chiunque le possieda sul pianeta. La dipendenza di energia dell’Impero, infatti, è diventata superiore a quella di sostanze stupefacenti per un drogato. L’Intelligenza Artificiale sta facendo crescere in misura esponenziale il fabbisogno e il consumo di energia, non solo per alimentare la sua produzione quotidiana, ma anche per il raffreddamento della necessaria quantità e qualità di hardware, costituite da una crescente massa di armadi digitali, stipati in palazzine dislocate in veri e propri villaggi ad hoc.

L’Ucraina detiene, con riserva, circa 2,6 miliardi di tonnellate di Terre Rare. Con riserva, sia perché diversi suoi giacimenti sono dislocati nel Donbass e altri territori attualmente occupati dalla truppe russe, sia perché un’altra buona metà si appresta a inghiottirla l’America di Trump. Il presidente ucraino Zelensky, infatti, non ha potuto fare altro che infilare la testa nel cappio penzolante che gli ha messo davanti The Donald, cedendogli quello che lui ha ruvidamente preteso, quale rimborso per le spese di guerra sostenute finora dagli Usa. Zelensky sarà presto alla Casa Bianca per ratificare questo accordo pacifico, inaugurando così un nuovo corso politico mondiale denominato diplomazia della razzia. Questo a chiarire ancora una volta che non è: “L’Impero torna e dunque domina la guerra”. Al contrario, è proprio la necessità della guerra ai fini della razzia energetica che impone il nuovo capitolo L’impero – Il Ritorno.

A fronte di risorse sotterranee pari 2,6 miliardi di tonnellate ucraine, gli Usa ne hanno solo 3,6 milioni di tonnellate. Il vicino Canada poggia su un sottosuolo con una quantità tre volte superiore: 14 milioni di tonnellate. Il Canada è anche il primo detentore al mondo di uranio, strategico per nucleare di pace e di guerra. Per entrambe le cose Trump ha messo anche questo ricco vicino minerario nel suo mirino diplomatico. Delle proprie risorse di Terre Rare, l’America ne estrae ogni anno solo 43.000 tonnellate. La Cina – primo produttore mondiale – 240.000 tonnellate, che sono circa il 70% del totale planetario. Questa produce poi il 60% di tutti gli altri elementi fondamentali dei componenti di alta tecnologia per smartphone e computer,  quali litio, nichel e  cobalto. Agli Usa l’estrazione interna di Terre Rare è del tutto insufficiente. Dal 2019 al 2022 ha dovuto importare il 95% del suo fabbisogno annuo. Già da sole queste cifre danno la proporzione della fame da sbranare americana, per materie prime e fonti energetiche, soprattutto per attenuare la sproporzione e non farsi logorare dall’altro impero, quello del Dragone cinese.   

Le cronache dal sottosuolo dell’Ucraina, inoltre, ci dicono che ci sono oltre 20.000 miniere che la perforano. Grandi quantità di carbone e ferro, ma anche di grafite, litio, titanio. Senza quest’ultimo, ad esempio, si può oggi assemblare anche il più spelacchiato dei missili tattici? Risorse parzialmente oggi sotto occupazione militare della Russia, la quale, d’altronde, dispone di per sé di altri vasti giacimenti del proprio sottosuolo. Le trattative di soluzione del conflitto ucraino sono dunque essenzialmente accordi finanziari e di spartizioni minerarie imperiali. Questo anche nel tentativo impervio, probpabilmente illusorio, di un rinnovato divide et impera, ossia di staccare Mosca da Pechino. MAGA, acronimo di Make America Great Again, Rendi l’America di nuovo grande, significa questo. Sì Grande, ma a spese contanti e sonanti di tutto il resto del mondo.  

Ripetiamo: non viene Trump, ergo torna la razzia imperiale. Al contrario: l’Impero aveva già necessita famelica di razzia, ergo torna Trump. L’America simbolo della più grande ed esemplare democrazia del mondo svela il suo volto più autentico. E quello dell’intero Occidente. Perché la democrazia, fin dalla sua prima origine ateniese, si è sempre costituita su un elemento interno, il quale si sosteneva sulla discriminazione e sfruttamento di uno esterno. Cittadini interni a diritti e benefici materiali della polis, della città-stato, ed esterni da sfruttare per sostentarsi quali schiavi e donne per la Grecia antica. Cittadini e welfare interni per le democrazie occidentali, e Terzo Mondo esterno da razziare di terre, risorse e persone. In una logica tale da replicare un esterno discriminato anche dentro l’interno, come le classi sub alterne nazionali, e un interno dentro l’esterno, quali gli strati di potere corrotti e asserviti degli Stati coloniali.

Riccardo Tavani