La merce nuda

Le balene spiaggiate della stampa – soprattutto italiana e soprattutto conservatrice – hanno subito dimenato i loro ventri e le loro code in favore di Mark Zuckerberg, gridando se non proprio sghignazzando che non è successo nulla. Hanno sminuzzato il tema, il problema, come sapeva fare magistralmente ai suoi tempi Giulio Andreotti. “Ma, dai, era tutta roba che già si sapeva: che ci profilano, ci infilano pubblicità mirata, su misura sui nostri siti social! È la scoperta dell’acqua calda! È dai tempi dell’antica Grecia che esistono i retori, i sofisti che orientano a loro piacimento l’opinione politica nella pubblica piazza!”. Dice anche questa stampa che i democratici americani, non hanno ancora digerito la pesante sconfitta subita ad opera di Trump e che ora stiano gonfiando la vicenda per rifarsi. È talmente triviale l’andreottizzazione– senza lo stile solfureo del divo Giulio – di un fatto totalmente inedito e di portata planetaria – che lo stesso Zuckerberg non l’ha minimamente utilizzata. Ha preferito assumersi la sua piena e diretta responsabilità, per evitare guai peggiori di quelli soltanto borsistici che gli stanno momentaneamente cadendo addosso.

Il principale guaio sarebbe per lui quello della perdita di fiducia su scala mondiale. Una perdita da terremoto sotterraneo, che facesse definitivamente crollare la colonna aurea del suo predominio personale e aziendale. Se non è in questione, infatti, il carattere irreversibile del sistema social-mediatico, di chi invece ne abbia l’egemonia strategica sì, eccome! Gli attuali concorrenti di Zuckerberg sono pronti ad avvantaggiarsi spietatamente di ogni suo passo falso, senza contare che nuovi protagonisti, in termini di persone, idee e tecno-social-apppossono spuntare fuori come funghi dal sottobosco da un momento all’altro.

Oggi Facebook ha una media di 1,4 miliardi di accessi al giorno. Da questa immane mole di active user ne scaturisce un fatturato che sfiora i 13 miliardi di dollari l’anno. È come se fosse caduto non un semplice meteorite sul vecchio pianeta della pubblicità e della comunicazione per mezzo stampa e TV, ma un vero e proprio super-gravitazionale buco nero. Nessun precedente medium, infatti, poteva raggiungere una tale vertiginosa cifra di contatti simultanei e al di là di ogni confine geografico e fuso orario spaziale, religioso, culturale. E mentre prima i contatti di stampa, teatro, cinema, TV erano praticamente anonimi, oggi sono tutti capillarmente profilati e geo-localizzati. Meglio: psico-profilatie io-reticolati. È, infatti, il nostro profilo psicologico e il reticolo di intime relazioni spaziali, personali, affettive, desideranti, oniriche di ogni singolo io che noi incolliamo sull’immensa parete di quel miliardo e mezzo di contatti Fb. Le relazioni reticolari di ogni singolo io – con foto, numeri di telefono, indirizzi mail, scambio di cuori, baci, fulmini (scritti o in emoticon) – non solo altro però che la sfera infinita del noi-mondo. Come Mefisto, Zuck ci promette e ci connette in rete con l’infinito. Gratuitamente. In cambio ci chiede solo quella banale merce che una volta si chiamava anima. Oggi si chiama invece Identità, Io, ma ben oltre il senso che Freud, Jung o Lacan hanno diversamente attribuito a questi due concetti.

L’ioneo-millenario non è infatti più da tempo una semplice singolarità psico-organica, ma una stratificata identità tecno-massmediatica. Ognuno di noi si strappa spontaneamente di dosso tale sé stessoe lo dona come merce nudanon solo a Fb o altri social– si badi bene –, ma alla totalità universale e potenzialmente infinita della Rete. Un sé stessoche neanche chi lo offre conosce bene nei suoi crepacci, cavità e abissi, ma che la Rete sa indagare a fondo attraverso i suoi sempre più sofisticati Analytcs, ossia apparati umani ed elettronici di analisi e intrusione psicologica sempre più invasiva. Lo offre a tutta la Rete, perché qualsiasi atto noi compiamo, dalla tessera fedeltà del supermercato al consenso per i cookie che diamo per la lettura di una sola mezza pagina web o del meteo, noi consegniamo non solo la nostra identità ma quella di tutti i conoscenti che abbiamo sul telefonino, in Whatsapp, Msn, mail list, ecc. Noi ammassiamo un potere mediatico ed economico le cui dimensioni non si erano mai viste prima nella storia umana.

Potere economico perché ognuno di noi è rivenduto nel mercato mondiale dei big data a tariffe calcolate fino all’ultimo cent, secondo la sua area di geo-localizzazione. Ognuna delle nostre identità e dei conoscenti che abbiamo sui nostri aggeggi o deviceelettronici (mobile, pad e pc) è rivenduta a 8.86 $ per l’Europa, a 26 $ per Usa e Canada, a 2,54 $ per Asia e Pacifico, a 1,86 $ per le aree planetarie più povere. Anche se un determinato ionon fosse influenzabile proprio sotto alcun aspetto commerciale e politico, noi – per il fatto stesso si stare nudosu un social, scaricare un app, accedere a una piattaforma web, prenotare un hotel, un ristorante, un taxi, uno scooter, ecc. – esso è trascinato nell’oceano di un potere che non ha più frontiere esteriori e interiori, terrestri, aeree e sotterranee. Un potere che stabilisce di fatto una diversa atmosferaantropologica sul pianeta Terra. Una atmosfera che trascende gli individui, abolendo sia i confini degli Stati, sia quelli dell’economia, della politica e della stessa democrazia. Anche uscendo totalmente dal web, dagli elenchi telefonici di chi ci conosce, dalle loro mail list, dal Sistema Sanitario Nazionale, dagli acquisisti scontati delle tariffe ferroviarie, aeree, ecc., per quanto un iopossa così credere di collocarsi fuori, tanto più resta inesorabilmente avvoltodentro. Solo quando sarà espulsa dal web la logica che riduce ogni io a nuda merce da cui estrarre profitto per il solo fatto che esiste, scienza e tecnica potranno davvero chiamarsi futuro.

Ad ammassare intanto quantità enormi di potere a favore della Tecno-Rete sono però proprio quei particolari Iocostituiti dalle grandi imprese mediatiche, economiche e politiche che intendono trarre da essa ancora più profitti. Più investono in soldi, cervelli, sperimentazioni, ricerche per aumentarne in superficie la potenza di strumento al loro servizio, più in realtà la rafforzano sotterraneamente quale scopo che persegue un suo fine in sé. Uno scopo, una super dimensione tecno-scientifica la quale metterà essa quelle Identitàcome strumenti svelati, denudatial proprio servizio. Soprattutto per esse risalgono già ora dal sottosuolo i versi di Fabrizio De André: “Per quanto voi vi crediate assolti/ siete per sempre coinvolti”.

di Riccardo Tavani