Soffochiamo e uccidiamo il nostro pianeta

Sono in auto. La macchina che mi precede ha la stessa andatura. E’ lenta e il suo conducente sembra non avere alcuna fretta. Dal finestrino lato guida vedo volare un pacchetto vuoto di sigarette. Accartocciato, stretto da mani frettolose, precede di poco, nel suo volo, il mozzicone di sigaretta che vedo rimbalzare sull’asfalto. E provo il solito cattivissimo istinto di suonare, costringerlo a fermarsi, per gettargli dal finestrino, dentro la sua, sicuramente pulitissima, auto, una montagna di rifiuti raccolti dalla strada. 

Questi gesti risvegliano l’anima che vorrebbe vedere collaborativi, nel mantenimento in pulizia del nostro mondo, ogni singola persona del pianeta.

Purtroppo questo, però, non è quanto accade. Non è un caso singolo, quello del suino guidante, anzi è diffuso. A volte sono persone insospettabili a fare quanto vi ho appena raccontato, compreso l’abbandono di centinaia di sacchetti della spazzatura per strade meno frequentate.

Da quando la raccolta dei rifiuti è differenziata è aumentata in modo esponenziale la sporcizia lungo le arterie stradali, fuori dai centri urbani, ma anche in pieno centro.

Una tristezza infinita e un dispiacere per la mancanza del senso di condivisione, di attenzione, di responsabilità. Evasori di tasse comunali si sono ritrovati all’improvviso a non avere “diritto” al passaggio della nettezza urbana, persone che non hanno alcun desiderio di differenziare in modo corretto, concordi nell’inciviltà, creano strisce infinite di sacchetti multicolori che, giorno dopo giorno, inquinano il territorio. 

Non si riesce a fare una passeggiata, in nessun luogo, senza imbattersi nella conferma dell’esistenza dell’uomo sul pianeta.

Non è facile nemmeno fare una stima delle tonnellate di rifiuti abbandonati lungo le strade o in mini discariche abusive. Il degrado, l’inciviltà, la cattiva gestione delle risorse comportano, giorno dopo giorno, un peggioramento della situazione. Non si comprende cosa si aspetta a strutturare, in modo serio, una serie di interventi che possono andare da una verifica, comune per comune, del corretto pagamento, da parte di tutti, delle imposte Tari. Verificare residenza e pagamento dei rifiuti. Fare dei controlli incrociati per capire se ad ogni casa presente sul territorio corrisponde un pagamento di imposta. Mettere delle telecamere mobili che riprendano le targhe di chi abbandona lavandini, sedie, materassi, copertoni, sacchetti, in giro per le strade. E a chi obietta la necessità del rispetto della privacy? Si può rispondere che essa, di certo, non serve a tutelare i comportamenti incivili e inquinanti, che creano danno alla collettività.

Per non parlare di situazioni ancora più gravi e che hanno a che fare con delinquenza e traffici illeciti di rifiuti altamente pericolosi che trasformano interi territori in luoghi contaminati sui quali non possono sopravvivere né animali, né piante, né uomini. Nella terra dei fuochi, racconta don Patriciello, si continua a morire di leucemia e tumori. In un territorio povero, dimenticato, si muore perché la terra è stata inquinata profondamente. Lui, prete, di fronte a tante bare bianche, non ha fatto finta di non vedere, e da anni denuncia la tragedia umana di quel luogo, dove l’uomo opprime e uccide l’uomo, avvelenandone i campi. 

Nel mese di marzo, 2022, una bomba carta è stata lasciata all’esterno della sua Chiesa nel giorno del suo compleanno. Eppure dalla sua bocca non escono parole di odio, nonostante le minacce ricevute nel corso del tempo. La bomba è stata lasciata fuori dalla sua parrocchia sita in Caivano. Don Patriciello, nonostante tutto, ha un atteggiamento sereno e accogliente anche nei confronti di chi, camorrista, lo osteggia e lo vive come un peso fastidioso, un ostacolo al malaffare. La sua è una battaglia che merita un profondo rispetto. Nel suo racconto di quanto avvenuto nella terra dei fuochi, è lucida la descrizione dei rapporti tra camorra e imprenditori disonesti, tra camorra e politica collusa o indifferente, conoscenza frutto dei racconti e incontri con Carmine Schiavone (morto nel 2015). 

La Terra brucia, in molti luoghi si preferisce dar fuoco all’immondizia, producendo pericolosa diossina. Dal Nord al Sud, grandi città e piccoli centri, sono sempre più invasi da immondizia.

Da decenni si parla di inceneritore ma nessuno li vuole sul proprio territorio. La differenziata si fa ma manca a monte un’azione che limiti la produzione di plastica, a valle un riutilizzo di carta, plastica, alluminio che diventi industria ecologica. Soffochiamo e uccidiamo un pianeta intero ma si preferisce accantonare il problema nascondendo, in deserti lontani dai nostri occhi, rifiuti di ogni tipo. In Cile esiste un’intera area destinata a capi di abbigliamento dismessi. Non lo sapete? Date un’occhiata alle foto della discarica illegale nel deserto di Atacama. Ogni anno migliaia di tonnellate di vestiti provenienti da Asia, Stati Uniti, Europa si abbandonano in un’area sempre più vasta. In Ghana, Africa, a Agbogbloshie, esiste un’immensa discarica in cui si portano container con pezzi elettronici, elettrici, rifiuti contenenti metalli pesanti e non bonificati, che poi sono maneggiati da giovani e bambini alla ricerca di rame o metalli da rivendere. Giovani e bambini che vivono in condizioni disumane. 

E’ urgente cambiare il corso di questi comportamenti e bloccare questo traffico illegale, cambiare vita e comportamenti, se non vogliamo essere sommersi, prima o poi da questa valanga inquinante. E il nostro gesto di indifferenza e inciviltà, che sia buttare un sacchetto per strada, il pacchetto o il mozzicone di sigaretta non è da sottovalutare. Manifesta il nostro disinteresse per il luogo, l’aria, la Terra che condividiamo con altri esseri viventi.

di Patrizia Vindigni

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