Tre reati ogni ora…

I numeri della criminalità ambientale in Italia.

Lunedì 3 luglio, nella Sala della Lupa di Montecitorio, è stato presentato il rapporto “Ecomafia 2017” di Legambiente. Secondo il documento, nel 2016 in Italia si sono consumati 71 reati ambientali al giorno, circa 3 ogni ora. Questi numeri possono sembrare negativi ma, soprattutto grazie alla legge 68\2015, in realtà il dato sul numero dei reati (-7% sull’anno precedente) e quello sul numero degli arresti (+20%) sono in miglioramento, in quanto denotano una riduzioni dei reati ed una crescente persecuzione dei presunti colpevoli. Nel rapporto si legge della riduzione dei reati contro gli animali e quelli relativi al ciclo illegale del cemento, a fronte di una crescita degli incendi e del ciclo illegale dei rifiuti. Quanto all’abusivismo, sono state riscontrate diciassettemila nuove costruzioni illegali. Nella classifica per regioni, le quattro per “tradizionale insediamento mafioso” sono ai primi quattro posti: prima la Campania (14,7% degli ecoreati), seguita dalla Sicilia (12,2%), dalla Puglia (9,2%) e dalla Calabria (9,1%). Ma anche regioni come il Lazio (8,9%), trainata dagli 820 abusi di Roma (terza provincia per ecoreati, prima per quelli corruttivi), hanno cifre di simile entità. Al nord, i dati mostrano un quadro meno allarmante in cui in Liguria, la regione più colpevole, se ne commettono “solo” il 5,9% del totale.

Il business dei reati ambientali accertati nel 2016, è stato di 13 miliardi di euro (ben 6,2 miliardi in meno, rispetto al 2015), con la corruzione vera bestia nera, seguite dal commercio degli shopper di plastica non-compostabili (illegali il 50% di quelli venduti), al mattone selvaggio (soprattutto, lungo le coste) ed al traffico illegale dei rifiuti. Quest’ultimo rimane sempre l’ecoreato più pericoloso, poiché la gestione, il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti, quando non sia effettuato secondo le norme, contamina l’ambiente e avvelena tutta la catena alimentare, con sostanze tossiche e cancerogene; ma, parimenti, questo tipo di reato è anche il più redditizio, gestita da una vera e propria associazione criminale trasversale, che vede in accordo le mafie con i managers di aziende, con faccendieri, con amministratori locali e con tecnici senza scrupoli: questo tipo di traffico, attivo in tutto il paese, presenta reati in ogni fase del ciclo (produzione, trasporto, smaltimento) con la corruzione, la frode e con l’evasione fiscale, a completare l’effettiva contaminazione dell’ecosistema: si può dichiarare il falso su quantità, tipologia di rifiuti (ex. truffa del c.d. “giro di bolla” con la quale, attraverso una falsa dichiarazione di tipologia di rifiuti nei documenti d’accompagnamento, li si dirotta per poi farli sparire illecitamente). In questo campo, il nostro paese oltre che un luogo di smaltimento illecito, è anche un crocevia per i traffici internazionali di rifiuti pericolosi e radioattivi, verso paesi africani ed asiatici.

I reati in campo agroalimentare, sono quelli più numerosi e vanno dal caporalato, alle truffe per i sostegni comunitari, al trasporto delle merci, alla distribuzione forzosa, in punti vendita e ristorazione, anche attraverso il controllo dei mercati ortofrutticoli (di tutt’Italia), da parte della criminalità organizzata: è stato stimato che nel 2014, il controllo “dal campo al piatto” da parte delle mafie ha fruttato loro un business di 4,3 miliardi di euro.

Ma il rapporto di Legambiente, oltre a denunciare situazioni paradossali dei reati più “tradizionali”, come gli incendi boschivi (in cui ad appiccarli si sono scoperti anche coloro che erano chiamati a spegnerli, o a riforestare quanto distrutto), tocca anche campi che apparentemente non sono legati all’ambiente, quali il traffico di manufatti archeologici, lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili, il traffico di animali anche domestici.

Ad ogni modo, nonostante sia migliorata l’attività a protezione dell’ambiente da parte delle forze dell’ordine, il fatto che nel nostro paese avvengano ancora così tanti reati ambientali, dimostra che c’è ancora tanto da fare e che le leggi per agevolarne l’opera, non possano più essere rimandate. Se, tra una diatriba e l’altra sul salvataggio di banche, sulla concessione della cittadinanza, sulla legge elettorale, il nostro parlamento non continuasse a rinviarne la discussione e lavorasse un po’ più per approvarle, partendo proprio dall’inserimento di una normativa specifica dell’ecoreato nel codice penale, forse l’ambiente italiano non subirebbe più quei tre reati ogni ora…

di Mario Guido Faloci

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