La cattura in Uruguay di Rocco Morabito

La residenza dorata di Rocco Morabito, il boss dell’omonimo clan calabrese che era latitante da ventitre anni, è finita a Montevideo, in Uruguay, lo scorso 4 settembre. Era uno dei dieci mafiosi più ricercati d’Italia ed è stato arrestato dalla polizia del paese sudamericano dopo mesi di intense attivita’ di cooperazione internazionale e intelligence. Adesso verrà estradato in Italia e dovrà scontare una condanna a trent’anni per associazione mafiosa e traffico di sostanze stupefacenti emessa nel 1994, condanna alla quale riuscì a sfuggire scappando all’estero. Morabito, esponente di una delle più potenti ‘ndrine della Locride, era partito da Africo, in provincia di Reggio Calabria, e all’inizio degli anni ’90 conquistò Milano, la Milano che era ancora da bere ma anche da sniffare. Gli ultimi yuppies s’imbiancavano le narici a neve grazie ai carichi di cocaina provenienti dalla Colombia che faceva entrare lui. Il suo dominio sulla piazza meneghina durò fino a quando due agenti sotto copertura non lo incastrarono. Da lì iniziò la sua fuga in Sudamerica. Prima in Brasile, sotto il falso nome di Francisco Antonio Capeletto Souza, e poi in Uruguay, dove viveva dal 2001 e dove aveva chiesto e ottenuto i documenti presentandosi con quell’identità. Gli agenti l’hanno sorpreso in una camera d’hotel perchè aveva litigato con la moglie, una donna angolana sposata in Brasile anche lei arrestata nella stessa operazione, ed era andato via di casa. Casa che per lui era una villa con piscina a Punta del Este, a 140 km dalla capitale uruguaiana. Morabito era infatti un grande amante dello sfarzo. Auto di lusso, abiti firmati, locali alla moda. Ad Africo si era fatto costruire una villa con tanto di bunker e colonnato in marmo in stile Scarface, mentre un’altra villa vicino a Pavia è stata confiscata e trasformata in una biblioteca comunale.

di Valerio Di Marco