Per vedere il mondo con gli occhi dei poveri.

Il viaggio “pastorale” di papa Francesco in Colombia è stato descritto soprattutto come un abbraccio di folla, notevole soprattutto per i milioni di presenze che oggi solo lui, in tutto il mondo, riesce a coinvolgere.
Ma non è stato solo questo, se già nella messa a Bogotà ha chiamato i fedeli ad essere “costruttori della pace, promotori della vita” contro “le tenebre dell’egoismo e dell’inequità sociale” che nel paese, come in altre parti del mondo, corrompono le speranze per il futuro.
Non è stato solo questo, se nell’incontro con le autorità e i responsabili della società civile si è espresso con : “Non dimentichiamo che l’ingiustizia è la radice dei mali sociali. In questa prospettiva, vi incoraggio a rivolgere lo sguardo a tutti coloro che oggi sono esclusi ed emarginati dalla società, quelli che non contano”.

Ed ancora, quando il pontefice ha chiesto ai vescovi “particolare sensibilità per le radici afro-colombiane della vostra gente”.
E’ stato, quello dell’incontro con l’episcopato colombiano, un momento di verità, con chiarezza,senza perifrasi. Con parole pesanti come pietre:
“Vengo per annunciare Cristo e per compiere nel suo nome un cammino di pace e di riconciliazione”…
“Non pensate che sia la somma delle vostre povere virtù o le lusinghe dei potenti di turno ad assicurare il risultato della missione che Dio vi ha affidato. Non misuratevi con il metro di quelli che vorrebbero che foste solo una casta di funzionari piegati alla dittatura del presente”.
Ed ha continuato, chiedendo ai vescovi di essere pastori, non tecnici, né politici. Di sostenere i generosi sacerdoti nella loro fedele e quotidiana scelta per Cristo e per la chiesa, mentre: “alcuni altri continuano a portare avanti la consueta neutralità di quelli che non scelgono nulla per rimanere soli con sé stessi”. Di essere vicini a quei fedeli laici che rifiutano “il nuovo dogma dell’egoismo e della morte di ogni solidarietà”…

Non è stato facile deciderla, non sarà facile portarla a compimento nelle coscienze della gente, la riconciliazione tra il governo nazionale, il Farc (Forze armate rivoluzionarie di Colombia) e l’ELN (esercito di liberazione nazionale).
Ma era l’unica scelta possibile. Ed è stata una scelta saggia per un paese in cui la guerriglia durava da 50 anni, con 260 mila morti, 7 milioni di sfrattati. Un paese in cui la malavita organizzata dei Narcos era ed è tuttora un esercito, sicuramente più ricco e organizzato.

Ma il viaggio “pastorale di papa Francesco non è stato solo questo. A Bogotà, il 7 settembre, c’è stata anche la riunione del CELAM (Consejo Episcopal Latinoamericano), organo rappresentativo delle conferenze episcopali di ventidue paesi, uno dei quali, il Brasile, è il primo paese del mondo per numero di cattolici.
In quella sede c’è stata un’aria diversa, per il il papa è stata una presa d’atto del lavoro da svolgere: “Le grandi sfide del continente rimangono sul tavolo”. Al riguardo, è stato subito diverso l’atteggiamento assunto dalla chiesa rispetto alle chiusure degli Stati Uniti di Trump (ripresa di embargo a Cuba, sanzioni al Venezuela di Maduro, rifiuto di cittadinanza ai figli degli immigrati).
Al contrario, Il papa e la chiesa latinoamericana intervengono diversamente.
Per il Venezuela si sta cercando insieme ai vescovi locali un concordato pacifico tra Maduro e gli oppositori.
Per Cuba, appoggia le istanze di mantenimento delle scelte di Obama con fine delle sanzioni e dell’embargo. E per i problemi dell’immigrazione, infine, che sono un dovere da attuare con prudenza, è stato detto che è immorale separare le famiglie e che l’integrazione non basta, ci deve essere anche solidarietà.

Ma nel discorso del papa al Celam, c’è di più, molto di più. C’è la consapevolezza che il futuro della chiesa non passa più per la vecchia Europa. Viene da pensare alla “Grande Colombia” di Bolivar, a possibili “Stati Uniti Latinoamericani”.
E per questo futuro le parole del papa ai vescovi sono serene, sono un riconoscimento che chiama in causa i giovani, le donne, i laici…
Per i giovani: “Guardateli negli occhi e cercate in loro il coraggio della speranza”.
Per le donne: “Se vogliamo una fase nuova e vitale in questo continente, non la otterremo senza le donne. Per favore, non possono essere ridotte a serve del nostro recalcitrante clericalismo. Esse sono invece protagoniste nella chiesa latinoamericana.”
Per i laici, infine, c’è qualcosa di più dell’evangelico: se vuoi andare in paradiso, osserva i comandamenti.
C’è una chiamata a raccolta per un impegno a realizzare una società solidale, per superare le disuguaglianze, per rifiutare la violenza e difendere la pace.
E c’è la frase chiave: “Per vedere il mondo con gli occhi dei poveri e a partire dalla situazione dei poveri”.

Ecco, c’è davvero qualcosa di nuovo, dal viaggio in Colombia di papa Francesco.
Qualcosa che riguarda tutte le donne, tutti gli uomini della terra.
Di imparare a vedere il mondo con gli occhi dei poveri.
Di partire dalla situazione dei poveri.

di Carlo Faloci

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