L’ECONOMIA di FRANCESCO

Nel 2008 si è avuto il momento iniziale della prima crisi mondiale dell’economia del terzo millennio.

Fu chiaro da subito ed ancora di più negli anni successivi che la causa fondamentale era lo strapotere dell’industria finanziaria, e, in particolare, del sistema finanziario statunitense caratterizzato da una assoluta deregolamentazione.

Fu altrettanto chiaro che sarebbero state necessarie leggi che garantissero la corrispondenza tra i valori finanziari e la realtà produttiva delle imprese; ma niente di effettivo fu deciso e la realtà che ne è derivata è stata una sempre più grande ingiustizia nel mondo, con i ricchi (una piccola minoranza) sempre più ricchi e i poveri (l’assoluta maggioranza) sempre più poveri.

Che le ingiustizie nell’economia fossero da combattere per conseguire una società più giusta, più solidale non era accettato. C’erano stati nel passato momenti illusori come il sessantotto, o come negli Usa i propositi di Robert Kennedy poco prima di essere ucciso, in un discorso sul Pil, che definì ingiusto strumento di misura del benessere, perché “misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.”

Inutile insistere, gli ultimi cinquanta anni sono stati il trionfo dell’ingiustizia, dello sfruttamento non più soltanto del lavoro, ma anche del bisogno (indotto dalla pubblicità) di un consumismo esasperato, in gran parte di prodotti inutili o di variazioni forzate (una nuova autovettura ogni 3-5 anni, nei programmi delle case produttrici).

Ma progressivamente nel mondo si appanna il potere dei paesi dell’Europa e del vecchio mondo e crescono popoli che hanno elementi fondamentali diversi, come l’India e la Cina. E la stessa Chiesa cattolica si muove, ha vissuto li Concilio Vaticano Secondo, ha subito le resistenze dell’ala conservatrice (Chiesa=Potere Istituzionale) e le dimissioni di uno scoraggiato Benedetto XVI°, ed ha chiamato dalla fine del mondo Giuseppe Bergoglio, Migrante, Gesuita, che ha voluto per sé il nome di Francesco.  

Chiaramente, Gesuita: e Miguel Gotor in un articolo su “La Repubblica” ha ricordato che Gramsci nei suoi scritti dal carcere ricordava che il cattolicesimo si affidava alla Compagnia di Gesù quando era troppo squilibrato nella conservazione. E quindi il pontificato del gesuita Bergoglio sta facendo proprio questo, sta restituendo una grande libertà di manovra al cattolicesimo. E questo è innegabilmente il ruolo che il gesuita Bergoglio ha assunto contro la Curia-Istituzione (una battaglia che – ha detto – non sa se riuscirà a vincere).

Ma c’è di più, molto di più, in Francesco, nel pontefice Francescano.

C’è la volontà di credere, di volere un Nuovo Umanesimo, aperto (lo ha detto il Concilio) a tutti, credenti e non credenti donne ed uomini di buona volontà sulla terra.

C’è il progetto di una società fondata sull’amore, sulla giustizia, sulla solidarietà, che rifiuta il profitto, che respinge l’ossessione del consumismo, che delega risorse alla crescita dei poveri, degli invisibili, degli ultimi della terra.

E tutto questo non è più l’illusione di pochi illusi, di tanti anni fa.

È una sensazione più forte, che trovi nelle parole “Sanità, Ambiente, Immigrazione, Giustizia”, che Biden, il nuovo Presidente Usa, ha dedicato a Francesco per un comune lavoro.

È una citazione di Francesco in una sede insolita sull’economia per il futuro:

“Dio ci chiede di osare per creare qualcosa di nuovo. Non possiamo tornare alle false sicurezze dei sistemi politici ed economici che avevamo prima della crisi. Abbiamo bisogno di economie che diano a tutti l’accesso ai frutti della creazione, ai bisogni primari della vita: alla terra, all’alloggio e al lavoro”, citazione che è comparsa il 27 u.s. sul New York Times, un giornale notoriamente e giustamente molto severo verso il mondo cattolico, in particolare in tema di pedofilia.

È un articolo, sullo stesso giornale, di Mariana Mazzucato, professoressa ed economista all’University College di Londra, che la British GQ (Gentlemen’s Quarterly) ha recentemente segnalato come una delle cinquanta persone più influenti in Gran Bretagna, dal titolo: “Il capitalismo di oggi è incompatibile con il femminismo”. In esso viene dimostrato che: “La pandemia ha chiarito quanto l’economia dipenda dal lavoro non retribuito – per lo più sostenuto da donne – così come dai lavori sottovalutati nelle industrie dominate dalle donne. Come possono ora i governi iniziare a elevare questi posti di lavoro e inserirli in politiche di crescita economica più ampie?”

Vale forse la pena di ricordare che la Mazzucato ha partecipato, su invito di Conte, agli Stati Generali dell’economia dello scorso giugno, od anche che lo stesso premier, nella conclusione dei lavori dell’appuntamento “The Economy of Francesco” dal 19 al 21 novembre ad Assisi, ha detto che “la crisi che stiamo attraversando rende attuale ed urgente abbracciare nuove relazioni tra uomo e mondo, etica e tecnologia, ambiente e sviluppo”.

Già, “The Economy of Francesco”: è stato l’evento conclusivo di un anno di lavoro di duemila giovani a confronto via streaming per costruire modelli inclusivi e sostenibili per la società del futuro.

In esso è stato elaborato un messaggio agli economisti, imprenditori, decisori politici, lavoratrici e lavoratori, cittadine e cittadini del mondo”, a nome dei giovani e dei poveri della Terra, nel quale si chiede che:

  • le grandi potenze e istituzioni economico-finanziarie rallentino la loro corsa per fare respirare la Terra
  • venga attivata una comunione mondiale delle tecnologie
  • la custodia dei beni comuni sia al centro delle agende dei governi e degli insegnamenti in tutte le scuole di ogni genere
  • mai più si usino le ideologie economiche per offendere e scartare i poveri, gli ammalati, le minoranze e gli svantaggiati di ogni tipo
  • il diritto al lavoro dignitoso per tutti e tutti i diritti umani sia sempre e ovunque rispettato con una carta condivisa
  • vengano immediatamente aboliti i paradisi fiscali in tutto il mondo, perché è denaro sottratto al nostro presente e al nostro futuro
  • si dia vita a nuove istituzioni finanziarie mondiali e quelle esistenti in modo democratico e inclusivo  per una finanza sostenibile ed etica
  • le imprese e le banche introducano un comitato etico indipendente con veto in materia di ambiente, giustizia e impatto sui più poveri
  • le istituzioni internazionali e nazionali prevedano premi per gli innovatori per la sostenibilità ambientale, sociale, spirituale e manageriale
  • gli Stati, le grandi imprese e le istituzioni internazionali curino una istruzione di qualitàper ogni bambina e bambino del mondo
  • le organizzazioni economiche e le istituzioni civili operino perché le lavoratrici abbiano le stesse opportunità dei lavoratori ed adeguata presenza
  • un popolo non alzerà più la spada contro un altro, non si eserciteranno più nell’arte della guerra

Sono ormai tante le idee, le voci, gli studi, le persone che credono sulla possibilità di un mondo più giusto, più solidale, su un Nuovo Umanesimo per tutte le donne e gli uomini della terra.

E per tutti fortunatamente, c’è un uomo venuto dalla fine del mondo, a porre le basi ad incoraggiare l’impegno.

Mandato da Dio, diranno i credenti. Espressione delle speranze di molti, possiamo certamente dire noi, di buona volontà.

di Carlo Faloci

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