Diciamocelo

Diciamocelo, l’offerta politica in Italia è sconfortante. Tra pochi mesi, quando saremo chiamati ad eleggere il parlamento della XVIII legislatura, la scheda elettorale ci apparirà come un menù di piatti indigeribili.

Viviamo in un’epoca di consumi veloci, fast direi, dove le merci, tutte le merci, si deteriorano velocemente. La proposta politica che, addirittura, ha dimenticato il prodotto per darsi solo al marketing, non sfugge certo a questo destino.

Nel corso degli ultimi cinque anni abbiamo assistito all’emergere di nuovi “articoli politici”. Che dico nuovi, nuovissimi!

Il movimento 5 stelle, la creatura venuta al mondo monda dai peccati della vecchia classe dirigente, cresciuta sull’onda dello streaming, della trasparenza, dell’uno vale uno, lontana dalle liturgie televisive e pronta ad aprire il vecchio parlamento come una scatoletta di tonno, in questi pochi anni da anticasta è diventata, aimè, casta.

Dopo qualche mese passato a dibattere di scontrini i nuovissimi hanno dimenticato lo streaming, la trasparenza non è più di casa (vedi alla voce Marra), dell’uno vale uno si potrebbe chiedere agli espulsi, la passerella televisiva è diventata ambita e le prove di governo sono, per usare un eufemismo, deludenti.

La pubblicità e la propaganda cercheranno di metterci una pezza ma il piatto è stato assaggiato.

Nuovissimo era anche Renzi: il Rottamatore. I rottamati non ci sono più ma, ascoltando quello che dicono i nuovi, verrebbe da dire: aridatece baffone (non baffino, eh!).

Riassuntino, il rottamatore mette su un governo per realizzare la riforma elettorale e quella costituzionale. Bene, la prima è stata bocciata dalla Corte Costituzionale e la seconda dai cittadini. Non propriamente quello che si definirebbe un successo. Certo, volente o nolente, stando al governo qualcosa bisogna pur farla. Sulla ripresina, che beneficia di molti e diversi fattori, sono in troppi a rivendicare meriti. La legge sul terzo settore, quella sul dopo di noi, le unioni civili e, se mai passerà, lo jus soli temperato sono provvedimenti sacrosanti ma non abbiamo certo assistito alla rivoluzione promessa. Che dire, anche l’ex ragazzo di Rignano è invecchiato. Quello che propone non è nouvelle cuisine e non è un piatto della tradizione. Diciamolo, non è né carne né pesce. Allora cos’è?

Il terzo piatto era stantio cinque anni fa e oggi non è più commestibile. Non parlo di Berlusconi, per carità, che del terzetto è, anzi, il più fresco (anche se leggermente adulterato). I suoi compari, la destra reazionaria condita con una spruzzatina sociale e il nazionaleghismo salviniano, non sono il passato ma addirittura il trapassato. Sovranisti, bacchettoni (con i comportamenti degli altri) e un po’ razzisti, sono anche sprovvisti di cultura economica e propongono una sorta di autarchia che ci condurrà, inevitabilmente, nelle mani dei soliti noti. Indigesti.

E’utile aggiungere qualcosa sui gruppetti e gruppettini di sinistra? Sarebbe meglio di no, non è bello sparare sulla croce rossa. Vabbè, mettiamola così: al momento non sono una portata ma il sale e il pepe della politica. Possono cambiare ed arricchire il sapore dei piatti ma non sono una pietanza.

di Enrico Ceci

 

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