L’isola dei romani

Ricorda una nave e divide le acque del biondo Tevere, tagliando la corrente con la sua ipotetica prua, lunga poco più di trecento metri e larga circa novanta. È un’isola nel centro di Roma. Separa imperiosamente le tumultuose acque del fiume sacro dei romani, il Tevere.

La sua forma, molto simile ad una imbarcazione rimanda a una leggenda. Dovrebbe essere sorta su un relitto di una antica nave romana affondata proprio in quel luogo. A testimonianza della leggenda si possono vedere i suoi lati, ricoperti di travertino, proprio a simulare la prua e la poppa di una imbarcazione. Fregi scolpiti sul travertino raffigurano Esculapio e ci dicono che già nel III sec. a.c. questa foglia di terra era consacrata a questa divinità. Addirittura vi fu edificato un tempio. La sua unione con la terra ferma è assicurata da due antichi ponti. Ponte Cestio che unisce l’isola al rione Trastevere. Edificato nel I sec. a.c. prese il nome da Lucio Cestio, amministratore civico e fratello di quel Caio Cestio, sepolto nella piramide da lui voluta presso porta San Paolo. Danneggiato dalle frequenti inondazioni, nel tardo XIX sec. fu completamente ricostruito. Ponte Fabricio, invece la unisce al rione Ripa. Venne costruito pochi anni prima di quello Cestio. È il più antico ponte esistente entro le cerchia delle mura. Fu voluto da Lucio Fabricio, Curatum Viarum, il curatore delle vie cittadine. Il suo nome è inciso sugli archi. Questo ponte viene chiamato anche quattro capi. L’origine è da attribuire al fatto che quattro teste sono raffigurate su due cippi di marmo posti sui parapetti, uno per lato, come a controllare il passaggio delle persone. Essi non appartenevano alla struttura originale voluta da Lucio Fabricio, Papa Sisto V li fece collocare alla fine del ‘500. Secondo la leggenda popolare queste teste sono quelle degli architetti incaricati dal Papa nell’opera di restauro. Le loro divergenze spesso erano causa di litigi tanto che Sisto V irritato da tali comportamenti, li fece decapitare. Ma resosi conto del buon lavoro fatto, volle porre rimedio mettendo sui parapetti le teste raffiguranti gli architetti. Il tratto di fiume che scorre sotto ponte Fabricio è molto più stretto di quello che scorre sotto ponte Cestio.

Esculapio oggi trova il suo luogo sacro nell’ospedale qui fondato nel XVI sec. Il “Fatebene Fratelli”. Uno dei più antichi di Roma. Inizialmente era un piccolo ricovero gestito dai frati, oggi è uno dei principali ospedali di Roma. Occupa la parte a nord dell’isola, la parte che rimane a sud è invece occupata da una piazza alla cui estremità si trova la chiesa di San Bartolomeo a Ripa, edificata nel X sec. sui resti dell’antico tempio di Esculapio.

Posta sul lato di ponte Fabricio, c’è la torre Caetani. Ciò che rimane della casa fortificata di una delle più ricche e potenti famiglie della Roma del medioevo. Gettando lo Sguardo oltre la chiesa di San Bartolomeo, poco distante dall’isola, c’è ponte Emilio o meglio ciò che rimane delle sue sei arcate. Oggi è conosciuto infatti come il “ponte rotto”. Collocato in un punto del fiume dove la corrente e le inondazioni ne causavano spesso il danneggiamento, venne più volte ricostruito, finché si decise di lasciarlo così com’è.

Non tutti sanno che sull’isola c’è un ristorante noto, oltre che per la buona cucina romana, per essere il ristorante della “Sora Lella”. Sora Lella era la Sorella di Aldo Fabrizi e proprio qui su questa “isola” c‘è la sua trattoria. Lei, Sora Lella, oggi non c’è più, ma la tradizione di famiglia ancora continua.

Si passa da un rione all’altro, da Trastevere a Ripa, si attraversa il fiume da una sponda all’altra, ammirando il Tevere che si divide e si ricongiunge. L‘isola dei romani è la nave, nel cuore di Roma, che batte di storia.

di Antonella Virgilio

 

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