Lungo la via Flaminia

Molti piccoli siti archeologi lungo tutta l’antica via Flaminia testimoniano l’importanza della consolare. Il mausoleo dei Nasoni e la tomba di Fadilla ne sono la dimostrazione

È una delle più antiche strade di Roma. Parte dal cuore della città e arriva fino a Fano, una cittadina delle Marche. Tagliando la penisola dal Tirreno, all’Adriatico. Costruita da Caio Flaminio, per secoli è stata calcata dai legionari, dai soldati di Roma. Per secoli è stata la strada del commercio.

Gli intensi scambi commerciali con i territori dell’est italico, passavano tutti sulle sue pietre basaltiche. Proprio per questo, a fianco di essa era costume, costruire, mausolei, sepolcri e cippi commemorativi.

Un sito, forse poco conosciuto, ma sicuramente di interesse archeologico, si trova nella zona di Grottarossa. Una zona a nord di Roma, oggi diventata per lo più di edilizia industriale. Ma ancora, non completamente violentata, vuoi anche perché sotto il vincolo del parco del Tevere e del parco di Veio.

Qui nel raggio di nemmeno un chilometro, c’è un mausoleo, una tomba e un sepolcro.

Il mausoleo, si trova proprio a ridosso dell’antica via Flaminia, che per un bel tratto è stata riportata alla luce. Sicuramente per la sua forma e la sua grandezza, doveva essere importante. Oggi il complesso degli scavi e mantenuto dalla sovrintendenza archeologica di Roma.

All’interno del mausoleo, c’è un bel pavimento fatto in mosaico. Si possono notare anche le varie tecniche di costruzione romane. Sulla parte opposta al mausoleo, attraversando, la nuova via Flaminia, invece troviamo una tomba. A meno che non si conosca già l’ubicazione, non è facilmente individuabile. Essa è incastrata in una parete di roccia inglobata da un fabbricato. Una porta ne cela l’ingresso. Infatti è visitabile solo su richiesta. Un dipendente della Sovrintendenza ha il compito di aprire e di richiudere il sito.

Dicevamo che è una tomba, e risale alla fine del II secolo dopo Cristo. Fu fatta costruire da un marito profondamente addolorato dalla morte dell’amata moglie. È la tomba di Fadilla. Una targa di marmo porta inciso “A Fadilla moglie amatissima per merito di suo marito”. La tomba non è grande, ma in compenso gli affreschi sugli intonaci, sono di pregiata fattura. Un segno che Fadilla era di famiglia benestante. Purtroppo il tempo e il microclima li hanno in massima parte danneggiati. L’intonaco che ancora sopravvive, testimonia con le sue figure, le cui fattezze sono degne del miglior artista dell’antica Roma, il bene di un uomo verso la sua donna. Soprattutto quelli di due pavoni posti proprio sul giaciglio tombale. Sono di un intenso colore blu, con magnifici lineamenti che richiamano alla sacralità a cui era legato il pavone.

Poco distante dalla tomba di Fadilla, c’è un sepolcro, chiamato dei Nasoni. Scoperto nel 1674, probabilmente il nome deriva da Nasoni Ambrosio che lo fece costruire per la sua famiglia e per i suoi liberti. Il suo interno è affrescato su intonaco.

Le figure rappresentano, Euridice accompagnata da Ermes, Eracle introdotto da Dioniso nell’Olimpo, il ritorno di Adone presso Afrodite e Alcesti davanti alla coppia degli dei inferi.  Anche questo sito è visitabile a richiesta, perché si trova all’interno di un mulino industriale di macinazione.

Sono piccoli, ma importanti siti, che hanno contribuito ad aggiungere altre pagine di storia, alla città definita, Caput Mundi, Roma.

di Fabio Scatolini

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