Le origini della “Grande montagna” – parte 2

Stiamo adesso percorrendo la ferrata Bafile, assicurati alle corde d’acciaio sorrette dai chiodi infissi in profondità nella roccia così antica. Ci arrampichiamo su verso lo sperone su cui è poggiato il rifugio. Ma da quanto tempo l’uomo calpesta queste vette?

Queste rocce sono ricche di noduli di selce, così importanti per gli uomini-cacciatori del Neolitico per costruire lance, frecce e abbattere la selvaggina. Ma qui sulla cima, così in alto, per molto tempo è stato negato l’accesso all’uomo. L’ultima glaciazione è terminata “solo” 40.000 anni fa ed ha modellato a lungo queste cime attraverso l’azione di poderosi ghiacciai. La forma svasata di Campo Imperatore, le dolci colline del Piccolo Tibet che si incontrano salendo con la macchina sono tutte testimonianze di come i ghiacciai abbiamo scavato e ridepositato per millenni. Fino a 40.000 anni fa questo non era di certo un posto da colonizzare.

Ma sciolte le nevi arrivò anche l’uomo: nella Val Maone, a quasi 2000 metri di altitudine, gli uomini dell’età del Bronzo, nel III millennio a.C. hanno lasciato chiare tracce, hanno solcato e abitato queste cime in un periodo in cui il clima era anche più rigido di adesso. Oggi abbiamo il Goretex, i 100 grammi e tessuti tecnici per affrontare in “comodità” questi climi rigidi. Non posso che rimanere affascinato dalla pervicacia e dalla resilienza di quegli uomini che, con una tecnologia ben inferiore alla nostra e in condizioni peggiori, hanno saputo sopravvivere e vivere in questi luoghi. Me li immagino in un giorno di vento gelido nelle loro capanne di pietre a secco, seduti attorno a un fuoco, coperti di pelli, mentre attendono un tempo più clemente per poter uscire di nuovo fuori ed esplorare le vette.

Oggi il cielo è limpido e il vento tira forte dal lato teramano. Il mare è laggiù, soleggiato e calmo, sembra quasi che si lasci toccare, come una bella sirena, a farsi beffe di noi appesi quassù e esposti alle interperie. Un brivido di freddo corre lungo la schiena. Ma anch’io come i cacciatori dell’età del Bronzo sento il richiamo della montagna. Il rifugio attende, è ora di riprendere la scalata.

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