Terremoto: scuole e sicurezza

Giovanna, da grande, voleva fare la giornalista. Chissà quali erano i sogni Luca, di Valentina, di Lorenzo, di Melissa e degli altri ventidue loro compagni.

Nessuno dei sogni di allora, e di quelli che sarebbero venuti, si è realizzato.

Sono passati quindici anni da quel terribile 31 ottobre quando, a San Giuliano di Puglia, la loro scuola, il luogo che abbiamo destinato a preparare il futuro dei nostri figli, è crollata uccidendoli.

Oggi sappiamo che l’assassino non è stato il terremoto. Certo, quella scossa di magnitudo 5,7 è stata l’elemento scatenante ma “se le norme fossero state rispettate quando si decise di sopraelevare l’istituto scolastico essa, da sola, non sarebbe bastata a far crollare l’edificio”.

La responsabilità di quel cedimento ricade su chi ha costruito, chi ha progettato e chi doveva controllare i lavori effettuati sulla scuola. Tutti condannati in via definitiva dalla Cassazione. La mancanza di calcoli, l’assenza di collaudi, il mancato rispetto delle norme sono le vere cause della tragedia.

Quel lutto scosse profondamente il paese e molte voci si alzarono per chiedere e promettere scuole sicure.

Poi, però, abbiamo avuto il crollo della Casa dello Studente all’Aquila, un edificio costruito male e ristrutturato peggio, e la morte di otto ragazzi.

A seguire, il crollo della scuola di Amatrice, anch’essa ristrutturata, che fortunatamente è collassata durante le vacanze estive.

Ogni volta è ripartita la retorica della sicurezza ma, concretamente, a che punto siamo?

Secondo un articolo pubblicato dal settimanale l’Espresso, che fa riferimento ai dati pubblicati dal MIUR nell’Anagrafe dell’edilizia scolastica, ben nove scuole su dieci non sono state progettate, o adeguate, ai più recenti criteri antisismici. Il Ministero ha replicato che i dati “fanno riferimento alla progettazione degli edifici – se o meno costruiti secondo le più recenti norme antisismiche – e non sono aggiornati, al momento, con i successivi adeguamenti”.

Anche a voler prendere per buona la replica del MIUR, e cioè che molti altri edifici scolastici potrebbero essere sono stati nel frattempo adeguati alle norme, e augurandoci che i lavori siano stati ben progettati ed eseguiti, la domanda è perché mai quei dati non sono aggiornati?

Soprattutto, senza quei dati, senza una conoscenza approfondita sullo stato dell’edilizia scolastica, su quali basi sono programmati gli investimenti e quali sono i criteri di assegnazione dei fondi, quasi 2,6 miliardi, per l’edilizia scolastica?

Quindici anni fa ci siamo assunti, come Paese, un obbligo morale con quei ventisette bambini. Finora non lo abbiamo onorato.

di Enrico Ceci